Reset ripropone le soluzioni che aveva avanzato, già nel mese di Agosto, per risolvere e tramutare in risorsa e sviluppo reale il settore della formazione professionale in Sicilia:
a) Predisporre un disegno di Legge da sottoporre a tutti i candidati alla presidenza della Regione che neghi ai politici, dai consiglieri comunali fino ai deputati nazionali e regionali oltre che per i quadri dirigenti dei partiti politici locali, regionali e nazionali, ed ai loro familiari a qualsiasi livello, il coinvolgimento in enti di formazione;
b) Coincidenza tra la destinazione dei fondi del Fse (Fondo Sociale Europeo) destinati alla formazione e le finalità e le prospettive di sviluppo individuate dal Pofesr (Programma Operativo Fondi Europei Sviluppo Regionale) al fine di individuare quali e quante figure professionali formare in base alla richiesta del mercato del lavoro e la prospettiva di sviluppo individuata per la nostra regione. Questo al fine di evitare lo sperpero di fondi pubblici per una formazione generica e non spendibile qual è per gran parte quella attualmente offerta.
«All’indomani di quella iniziativa ci domandammo ― dicono da Reset ― il perché del silenzio degli altri rappresentanti dei partiti. Ci sorprese, inoltre in quell’occasione, sentire l’ex Sindaco Buzzanca definire ovvio “l’intervento a gamba tesa”, così lo definì, della politica nel mondo della formazione. A quella manifestazione, era il 2 Agosto 2012, al Corallo l’Onorevole Genovese non volle intervenire. Dichiarò che non c’era nulla da spiegare». «Oggi ― insistono ― che, dopo “Panorama”, anche “Report” mette a nudo le distorsioni del sistema della formazione in Sicilia e della sua dipendenza diretta da moltissimi rappresentanti, da destra a sinistra, dei partiti c’è chi grida allo scandalo. Ci sorprendono, ad esempio, i militanti del Pd, in particolare i “Renziani”, che solo a Novembre di quest’anno, e in occasione dello scandalo che coinvolse l’ex Assessore Capone (Pdl), si ricordarono di intervenire sul tema, ignorando “ovviamente” il leader del proprio partito. Oggi, invece, recuperano un altro pezzo di memoria ― dicono da Reset ― per fare speculazione politica e, proprio i “Renziani” attaccano Genovese e Rinaldi, guarda caso solo dopo aver scelto di seguire le orme di Crocetta. In questi anni, evidentemente, “i giovani” del Pd e quelli del Pdl, erano ciechi e sordi e non si sono accorti di quanto fosse “naturale” per i loro partiti fare politica acquisendo società di formazione al fine di costruire consenso e “utilizzando” la necessità di chi cerca disperatamente una collocazione lavorativa. Oggi, anche loro e finalmente, si risvegliano. Che dire, meglio tardi che mai. Non mettiamo in dubbio ― concludono ― la buona fede di alcuni, semmai mettiamo fortemente in discussione un metodo di fare politica che non è utile ai cittadini. È avvilente prendere atto che i partiti non sono la sola parte “malata” della nostra comunità». «Si tratta ― affermano con decisione ― di recuperare l’etica, la morale e, soprattutto visto il momento storico difficilissimo, il senso di solidarietà e di responsabilità dell’essere cittadino, in una parola: il senso civico. Non si tratta, quindi, di fare cose impossibili ma “solo” di portare ogni singolo cittadino a fare il proprio dovere, reclamando a gran voce i propri diritti».
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