Alle elezioni regionali di domenica 28 ottobre sono mancati, tra tanti, anche 8348 voti palermitani. Sono quelle dei detenuti , semplici e mafiosi. Al rinnovo del Parlamento siciliano, infatti, non hanno partecipato, tranne uno, i 7050 uomini dietro le sbarre dell’Ucciardone, né i 1300, tranne uno, del Pagliarelli, che al suo interno “raduna” solo mafiosi. Due carceri palermitani i cui “ospiti” hanno snobbato la tornata elettorale, dunque, ma non solo, perché anche altre strutture di detenzione siciliane hanno registrato lo stesso fenomeno. Che significa l’astensionismo da dietro le sbarre? Ed ancora: va letto come un segnale positivo, del tipo nessuna ingerenza del crimine nel voto siciliano, oppure negativo per l’eletto presidente della Regione? Colui per il quale erano già alte le previsioni di vittoria. Rosario Crocetta l’ha più volte detto: “Ho fatto arrestare 800 mafiosi”. Quella vanteria cosa ha generato nel detenuto? A sollevare il caso dell’astensionismo dalle carceri siciliane è stato il giornalista Lirio Abbate, che sulle pagine de L’ Espresso, oggi in edicola, scrive: «Non sappiamo cosa possano aver fatto i mafiosi a piede libero. Possiamo però affermare con certezza che i boss detenuti hanno preferito non votare. E di solito i mafiosi detenuti fanno ciò che viene indicato da quelli ancora liberi. L’astensione così massiccia in tutta la Sicilia non era mai avvenuta anche fra i detenuti, tanto che i seggi aperti nelle carceri sono andati deserti. Nessuno di loro si è presentato a votare.
Eppure in passato i mafiosi hanno sempre appoggiato il “cavallo vincente” – si legge nell’articolo de L’Espresso – Perché gli uomini di Cosa nostra hanno sempre avuto l’intuito di puntare sul candidato che avrebbe potuto farcela. I pentiti hanno sempre spiegato che la mafia non ha colore, e sta con chi ha il potere in mano. Già lo scorso maggio i detenuti delle carceri Pagliarelli e Ucciardone a Palermo si sono astenuti dal voto per eleggere consiglieri comunali e sindaco del capoluogo. Era il primo segnale lanciato nell’ultimo decennio dalla mafia a questa “nuova” politica. Adesso qualcosa sembra essere cambiato. E la cosa stupisce, perché Cosa nostra non si arrende così facilmente. Forse questa volta i mafiosi hanno intuito che a vincere poteva essere Rosario Crocetta che fin da subito, anche per la sua storia personale, ha tuonato contro Cosa nostra, e allora forse non era il caso di avvicinarlo. Sta di fatto che a questa tornata elettorale dalle carceri è arrivato un segnale diverso. Stare lontani da questi politici».
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