“La naturale interfaccia di Gioia Tauro non può essere Trapani ma il sistema portuale Messina-Tremestieri Milazzo”. L’assessore provinciale alla Pianificazione strategica e componente del Comitato Portuale, Michele Bisignano, è intervenuto così, questa mattina, nel corso della riunione del Comitato Portuale, a proposito della realizzazione di un’infrastruttura tecnologica nell’area portuale. Uno spunto interessante per aprire un confronto sulla valenza strategica del sistema portuale di Messina e Milazzo, soprattutto in merito alle notizie circolate negli ultimi giorni. “E’ singolare che, a pochi giorni dalla campagna elettorale per le regionali, in cui non si è fatto cenno a un argomento tanto importante – afferma Bisignano – siano i cinesi a ricordarci che la Sicilia costituisce una naturale piattaforma logistica nell’ambito del bacino Euro-Afro-Mediterraneo. In questi giorni, peraltro, viene prefigurata, nel contesto di una futuribile realizzazione del ponte sullo Stretto, un asse logistico Gioia Tauro-Trapani, senza tenere conto che la naturale interfaccia del porto di Gioia Tauro non può che essere il sistema portuale Messina-Tremestieri-Milazzo e che la via principale di comunicazione dei flussi di traffico navale dei nuovi protagonisti del commercio mondiale passa dal canale di Suez e dallo Stretto di Messina”.Se questo è lo scenario, è necessario, secondo l’assessore, “che le varie realtà istituzionali, territoriali, sociali e produttive pongano in atto tutte le sinergie ed i raccordi necessari per individuare, anche sul piano della pianificazione strategica, una cabina di regia comune e utilizzare, in modo completamente diverso rispetto al passato, i fondi comunitari, derivanti dalla rimodulazione in essere del Po Fesr 2007/2013 e della nuova programmazione dei fondi 2014/2020 che costituiscono l’ultima chance per quelle aree territoriali individuate nell’Obiettivo Uno”.Bisignano riserva la sua ultima riflessione alla situazione drammatica e di perenne emergenza in cui versa Messina. Una situazione “dovuta soprattutto a un modello di sviluppo sbagliato, che non ha creato né sviluppo né occupazione, ma solo ammortizzatori sociali e precariato”. Situazione alla quale occorre far fronte con “un comune impegno di responsabilità civile”. “Ritengo – conclude – che bisogni anche saper guardare al futuro, utilizzando al meglio lo status geo-politico-territoriale della città di Messina e di tutto il territorio provinciale, superando in maniera definitiva improduttivi localismi ed ipotesi di sviluppo auto-referenziali”.
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