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Ok dell’Ars alle tre città metropolitane: Messina, Palermo, Catania

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ars siciliaSi sblocca la riforma delle province in Sicilia. L’Assemblea regionale ieri sera ha approvato l’articolo 7 del ddl che sostituisce le province con i liberi consorzi, dando cosi’ il via libera alle citta’ metropolitane, uno dei nodi cruciali e piu’ controversi della riforma, in attesa del voto finale. Decisivi la convergenza di maggioranza e governo sugli emendamenti del Nuovo centrodestra (che pero’ al momento nega sia “la prova generale di un grande accordo che non esiste”), e il sostegno del Movimento cinque stelle (che assicura: “Non siamo la stampella di Crocetta”). Ma tanto basta soprattutto per riaprire la discussione di un coinvolgimento in giunta degli alfaniani. Il governatore rispondendo sul punto ai giornalisti non esclude nulla: “Non parlo di rimpasto per ora, ne’ di nomine, dopo la legge sulle province se ne parlera’. In questo momento devo incassare un risultato importante per la Sicilia, all’allargamento della maggioranza si pensera’ dopo. L’impalcatura della norma ha retto ma certamente questa legge e’ il frutto di una mediazione”.
L’articolo emendato prevede che “i comuni di Palermo Catania e Messina assumono la denominazione di citta’ metropolitane”. In sede di prima applicazione “il territorio delle citta’ metropolitane coincide con quello delle aree metropolitane individuate con decreto del presidente della Regione con decreto del 10 agosto 95 e cioe’ Palermo, Messina e Catania”. Rinviata al successivo articolo 8, all’esame dell’Ars da domani alle 16, l’altro aspetto su cui e’ maturata l’intesa: “Il sindaco del comune capoluogo assume la denominazione di sindaco metropolitano e il consiglio metropolitano e’ costituito dai sindaci dei comuni appartenenti alla citta’ metropolitana”. Secondo Antonello Cracolici (Pd), presidente della commissione Affari istituzionali, si tratta di una norma “innovativa e siamo solo al primo tempo, gran parte delle novita’ rinvieranno ad altre leggi. Oggi stiamo mettendo il primo mattone della riforma degli enti locali, fermando gli ultimi samurai che volevano bloccare la Sicilia nel fortino”. Il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi ribadisce il “ruolo determinante” del partito, ma riconosce che “il voto a favore di M5S e Ncd conferma che le riforme vanno condivise”. Ma per ora gli alfaniani chiariscono: “La nostra battaglia in Aula e’ una sfida sulle riforme e non la prova generale di un grande accordo che non esiste, che non e’ nelle nostre intenzioni di forza di opposizione, comunque propositiva e responsabile”. Infine, il capogruppo pentastellato Francesco Cappello: “Rivendichiamo la costituzione delle citta’ metropolitane secondo la formulazione dell’articolo 7, anche perche’ piu’ volte abbiamo detto che questa legge non poteva servire a costituire le citta’ di Palermo, Messina e Catania come citta’ monocratiche che escludessero tutto il territorio circostante”.

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