Il vicesindaco e assessore al Bilancio, Guido Signorino, ha redatto una nota in cui precisa quali siano le norme del predissesto.
Ecco cosa scrive:
«Avevo considerato chiuso l’argomento sulla norma dello “Sblocca Italia” che modifica la natura dei fondi per i comuni in predissesto. Perché credo che importino poco le polemiche politiche e che serva di più dedicarsi ai problemi della città. Perché lo spettacolo di una classe politica litigiosa è la cosa peggiore che si possa mettere in campo, soprattutto in un momento in cui le storiche criticità della nostra città richiedono — anzi, impongono — gli sforzi più importanti e la più ampia collaborazione tra tutti coloro che hanno responsabilità. Perché nella mia azione ho sempre cercato e ottenuto la collaborazione di tutte le forze politiche, senza distinzione di appartenenza e a qualunque livello. Ma non posso lasciar passare senza replica il pessimo tentativo di far passare per millantatore il Vicesindaco della città. È un fatto di rispetto della carica e di garanzia per i cittadini».
E prosegue: «Chi sostiene che l’Amministrazione non sapeva della disposizione che consente l’uso dei fondi del DL 174 per il piano di riequilibrio e avanza ironici dubbi circa il ruolo della giunta Accorinti nell’origine del “famoso” articolo 43 dello “Sblocca Italia”, ha la memoria corta. Non ricorda i titoli e i report di stampa del 5 aprile scorso che seguivano l’approvazione del disegno di legge per la conversione del “Salva Roma”, dove si legge testualmente: “Il vicesindaco chiede un altro sforzo sull’utilizzo delle anticipazioni di cassa”; nel corpo delle dichiarazioni si chiariva che la proposta di rendere immediatamente spendibili i fondi concessi dallo Stato era stata da me avanzata all’ufficio di presidenza dell’Anci svoltosi giorno 3. Avendo trovato grande interesse anche da parte del sindaco di Napoli, la sera stessa inviavo per e-mail al vicesindaco di quella città, e all’assessore al bilancio di Catania, una prima bozza di una proposta normativa in tale direzione. La consapevolezza di problemi di costituzionalità, nell’ordinamento allora vigente, e del consequenziale orientamento restrittivo della Corte dei Conti che lo stesso Istituto per la Finanza degli Enti Locali aveva riportato, ebbe come effetto quello di “raffreddare” l’azione degli altri colleghi, ma non fece demordere la nostra Amministrazione».
«Nei mesi seguenti — prosegue la nota di Signorino — affrontammo il problema sotto il profilo tecnico e tecnico-giuridico, contattando i Ministeri della Funzione Pubblica, sottosegretario Rughetti; dell’Interno, sottosegretario Bocci, Prefetto Verde; dell’Economia, viceministro Morando; sottosegretario Baretta, Ragioneria Generale dello Stato. La proposta fu anche da me inviata al presidente pro tempore della prima Commissione consiliare, Francesco Mondello, il 20 maggio. Chiesi al senatore Bruno Mancuso di proporre in commissione finanze un emendamento al DL 66 (pagamenti della P.A.) in discussione in commissione Finanze al Senato, ma la Ragioneria dello Stato ritenne che la versione presentata dell’emendamento potesse provocare problemi di incremento dell’indebitamento netto. Nel corso di alcuni colloqui con la Ragioneria dello Stato, apparve chiaro che il debito della P. A. non sarebbe aumentato, ma – più semplicemente – si sarebbe ristrutturato per effetto dell’utilizzo delle anticipazioni e si trovò la via per superare il vincolo posto dall’obbligo costituzionale di contrarre mutui al solo fine di investimento, accogliendo una parte della proposta normativa da noi avanzata: quella di iscrivere le somme ricevute dallo Stato ad un titolo di entrata diverso dai mutui. È esattamente il contenuto tecnico dell’articolo 43. Fu la Ragioneria Generale a confezionare la norma che (introducendo anche una clausola di garanzia del patto di stabilità) ottenne il parere favorevole dei Ministeri di Interno ed Economia. Era troppo tardi per riuscire ad inserirla nella conversione in legge del DL 66, ma il prodotto era stato ottenuto. Il veicolo individuato per tradurlo in legge fu individuato nello “Sblocca Italia” che, atteso per fine luglio, venne poi posticipato a fine agosto ed in realtà pubblicato il 12 settembre. Questa la cronistoria degli eventi. Dispongo di una ampia mole di corrispondenza con sedi istituzionali a riprova del ruolo giocato dall’amministrazione Accorinti in questo caso, come in altri casi di modifica della normativa sul “predissesto”».
«Ma davvero, da sola — sottolinea il Vicesindaco — , l’amministrazione Accorinti riesce a raggiungere questi risultati? Nessuno lo ha mai detto. Cito le mie stesse dichiarazioni del 5 aprile: “questo importantissimo risultato — mi riferivo agli emendamenti introdotti nel “Salva Roma” — è stato raggiunto con la collaborazione e il coinvolgimento di tutte le forze politiche e dell’intera rappresentanza parlamentare messinese. L’Amministrazione ha condotto contatti politici e tecnici con il Governo. Allo stesso tempo, tutti i parlamentari che rappresentano Messina sono stati costantemente informati dei progetti di emendamento che andavano maturando e hanno garantito a essi il loro appoggio. Non è retorica affermare che se si lavora per la città, per la comunità, e quando si è in presenza di libertà e onestà intellettuale, si ottengono risultati importanti”. Sottoscrivo anche oggi queste dichiarazioni».
«Anzi, offro a tutti la possibilità di continuare a lavorare assieme per ottenere un altro risultato che potrà aiutare il Piano di riequilibrio: la legge sulla distribuzione del gas in Sicilia. Da tempo ne ho parlato con i nostri deputati regionali. Con il supporto dell’ufficio di gabinetto della Presidenza dell’Ars è stato elaborato il disegno di legge: il n. 700, approvato a maggio dalla quarta commissione. Sono stati protagonisti di questo passaggio gli onorevoli Ardizzone e Zafarana. Approfittando del “tavolo” sulla città metropolitana, ne ho parlato con gli onorevoli Panarello, Laccoto e Rinaldi, mentre alcuni mesi fa ne avevo fatto cenno all’onorevole Picciolo. È il momento di agire in maniera coordinata. La deputazione messinese in Regione accenda i riflettori su questa proposta di legge per garantirle uno speditissimo cammino in aula, approvandola in tempi rapidi e compatibili con l’esame al Ministero del Piano di riequilibrio. Torno a dire che, lavorando in maniera coordinata, si possono ottenere, e si ottengono, risultati importanti per la città».
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