I murales, che da qualche settimana stanno spuntando per le vie della città, fanno discutere i messinesi.
E tra chi li ama, chi li odia, chi li trova inutili e chi un abbellimento delle brutture di certi scorci cittadini, si esprime anche il movimento CapitaleMessina.
“La Street art nasce a New York tre decenni fa secondo uno schema nuovo che si pone al di fuori delle regole convenzionali, lontana anni luce dal mercato che ruotava attorno alle gallerie d’arte. Approdata in Europa, si ammorbidisce e si afferma come una vera e propria forma d’arte riconosciuta come tale da critici ed esperti – così esordisce il presidente di CapitaleMessina, Pino Falzea -. Recentemente è giunta anche a Messina, prima un paio di anni fa grazie a Blu (segnalato da The Observer come uno dei dieci migliori street artist in circolazione) nella sua opera sulla facciata della “Casa del Portuale”, ed in questi giorni con la manifestazione “Distrart” supportata da un progetto europeo condiviso dal Comune di Messina e che ha visto impegnati artisti provenienti da vari paesi del mondo, al lavoro nelle zone del “mare negato” cittadino, dalla Via Valore (eletta a porta della città), con via Magazzini Generali, via delle Vettovaglie, via L. Rizzo, fino a Maregrosso”.
“In pochi giorni NemO’s, Julieta, Zamoc Antonio&Poki, Fabrizio, per citare alcuni degli artisti che si sono impegnati nei grandi affreschi murali – continua Falzea -, hanno creato un grande atelier a cielo aperto, loro che si esprimono attraverso un’arte che è nata ed a volte si sviluppa fuori dalle regole, ma che hanno saputo dimostrare come con dedizione, serietà ed anche sofferenza si possano raggiungere in tempi brevissimi risultati straordinari”.
“Vedere il Silos ex Granai o gli ex mercati generali rinascere e dare luce ad una porzione di città abbandonata – aggiunge -, è stato stimolante e mi ha confermato la validità della nostra posizione quando, circa 3 anni fa (ero presidente dell’Ordine degli Architetti), riuscimmo a bloccare il tentativo di dismissione dal patrimonio comunale dei fabbricati esistenti (Silos, mercato ittico, ecc.) per demolirli e costruire nuovi edifici abitativi”.
“A chi ha organizzato e reso possibile tutto ciò, l’Amministrazione Comunale in testa (nella sua continuità amministrativa) – afferma -, deve andare il ringraziamento di chi questa città la ama, e crede che l’arte possa rivestire un ruolo fondamentale nel programma di riscatto sociale per il quale vogliamo ancora impegnarci”.
“Combattere il degrado con la cultura è possibile – sostiene l’arch. Falzea – e ne possiamo avere un esempio diretto studiando l’impegno a cui ha dedicato la sua intera vita il nostro Antonio Presti, il mecenate della “Fiumara d’Arte” che ha saputo portare all’attenzione mondiale luoghi e territori sconosciuti ed abbandonati”.
“Adesso – continua – questo nuovo museo all’aperto deve essere salvaguardato innanzi tutto, ma anche e specialmente valorizzato attraverso il recupero e riutilizzo dei fabbricati interessati dalle opere realizzate da questi giovani maestri. Siamo assolutamente contrari alla loro demolizione per la costruzione di nuove abitazioni, dobbiamo, invece, creare spazi culturali e siti d’arte in quest’area di cerniera tra il porto e la città, il primo luogo che si presenta a quei turisti che giungono dal mare”.
“Apriamo , finalmente, – conclude Falzea – un ragionamento su come restituire ai messinesi ed attraverso loro ai turisti la Dogana, il Porto Storico con il suo lungomare, i Magazzini Generali, l’ex Mercato Ittico, il Corso Vittorio Emanuele, perché da qui ed attraverso l’arte e la cultura può rinascere Messina”.
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Bene..condivido..