Massimo D’Amore definisce una «caduta di stile» l’intervento del sindaco di Milazzo, Carmelo Pino, sulle sue dimissioni. «Il suo è un tentativo ― scrive D’Amore in una nota ― di “personalizzare” il problema che è interamente politico e riguarda la sua capacità amministrativa, di dialogo con la città, concertazione e progetto complessivo. Tale tentativo è ancora più maldestro perché tocca temi, come l’impegno nell’incarico, prima mai messi in discussione né da lui, né dalle forze di maggioranza né, persino, di opposizione. Ne è testimonianza il plauso — sottolinea — agli atti del consiglio comunale rivoltomi da tutti gli intervenuti di qualsiasi colore politico, fatto di cui ancora ringrazio. Va da sé che se avesse realmente avuto rilievi da porre “lo avrebbe fatto” rimuovendomi dalla funzione, non farlo testimonia fiducia». «Non volendo alimentare ulteriori polemiche, che suonano come un insulto ai temi di vero disagio per la popolazione cittadina, rispondo ai citati “2 concetti” :
1) Circa la “produttività”, riporto a mo’ di esempio solo 2 delle diverse iniziative che hanno visto protagonista l’assessorato da me diretto come unico attore, capofila o partner:
a. “Porta sociale” progetto presentato a valere sulle risorse europee mediante il PISU e per
circa 1,5 mln di euro ed entrato in graduatoria in posizione utile; costo per l’ente ZERO!
b. “Università della Terza Età”, lanciata grazie all’incontro patrocinato da questo assessorato,
tra LUTE, AUSER e ITIS e che, a mio avviso (e per loro merito), costituisce oggi il più
importante risultato in materia di politiche sociali degli ultimi 15 anni a Milazzo atteso che,
solo per l’anno in corso, coinvolge oltre 320 iscritti e 50 volontari tra le persone più
competenti e generose che la città sa offrire (intesa valida 9 anni). costo per l’ente ZERO!
2) Circa i più gravi e sorprendenti riferimenti a presunti “cattivi rapporti” con gli uffici, ho ritenuto
invece di cogliere l’occasione “offerta” per invitare le rappresentanze sindacali a voler verificare le
condizioni di lavoro degli impiegati dei servizi sociali affinché possano così raccoglierne i disagi (tal come ho fatto in passato personalmente proprio in virtù della fiducia di cui mi hanno onorato), e
porre quei rimedi a mio avviso necessari per riportare serenità che ho proposto al sindaco senza,
tuttavia, che venissero accolti».
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