«È già stato chiarito che le passività di ATM non sono state occultate da nessuno e trovano totale copertura tra le risorse del bilancio aziendale e il piano di riequilibrio»: sono queste le parole con cui Messinaccomuna, il nuovo progetto di Renato Accorinti, conclude la lunga lettera inviata al sindaco Cateno De Luca in vista del suo viaggio a Roma per discutere della situazione finanziaria della città dello Stretto.
Il primo cittadino, infatti, si recherà domani al Ministero dell’Interno per chiedere, sostanzialmente, un maggior impegno del governo nazionale nei confronti di Messina e per presentare il suo piano per salvarla dal dissesto.
Tra le varie questioni da affrontare c’è quella di inserire i debiti fuori bilancio all’interno del piano di riequilibrio. E proprio su questo punto Messinaccomuna ha deciso di dare qualche suggerimento al primo cittadino, facendo alcune puntualizzazioni e ricordando, in chiusura, che «le valutazioni vanno fatte con numeri correttamente intesi».
«I Comuni i cui piani siano stati esitati dal Ministero – ha ricordato Messinaccomuna – e approvati dalla competente sezione della Corte dei Conti devono limitarsi a “rimodulare” il piano, potendo solo modificare gli importi delle voci (attive e passive) del piano, senza toccarne la struttura; mentre i Comuni il cui piano di riequilibrio non sia ancora stato approvato da Ministero e Corte li possono “riformulare”, ossia modificare la struttura stessa del piano di riequilibrio, includendo al suo interno nuovi interventi, misure, valutazioni».
Detto questo, però, occorre vedere quando i debiti in questione siano stati contratti, se prima o dopo il 2013: «Se la maturazione del debito si riferisce a rapporti conclusi prima del 2014 – ha spiegato il laboratorio – le posizioni avrebbero dovuto essere comunicate come “potenziali” già nel censimento della massa passiva del piano e la precedente mancata comunicazione è a tutti gli effetti una “tardiva” comunicazione da far rientrare nel piano di riequilibrio “riformulato”».
Se, invece il debito emerso riguarda rapporti di obbligazione originati dopo il 2013, ha chiarito Messinaccomuna «la loro inclusione nel piano di riequilibrio è meno scontata». In tal caso, ha aggiunto «è possibile che questi debiti debbano essere affrontati entro il periodo triennale del bilancio e non possano essere inclusi nella “riformulazione” del piano, anche se il Sindaco fa bene a chiedere di fruire di tale eventuale possibilità».
Ciò che lascia perplessi i membri del laboratorio civico è «perché questa condizione metta così gravemente a rischio la stabilità del Comune di Messina». Si tratterebbe, in sostanza, di capire a quanto ammontino effettivamente i debiti cui si fa riferimento.
« Il bilancio di previsione 2018-2020 consentiva (con tagli ai servizi) di rispettare gli accantonamenti previsti nel piano di riequilibrio, con la massa passiva aggiornata a seguito delle ridotte esigenze (circa 80 milioni fino al 2023) – ha spiegato Messinaccomuna. Il passaggio all’orizzonte ventennale già predisposto nella proposta della precedente amministrazione (con parere favorevole non condizionato del Collegio dei Revisori) offriva la possibilità di “spalmare” le passività entro il 2033».
Questo, ha proseguito il movimento: «Considerando per un verso la riduzione intervenuta della massa passiva e, per un altro verso, l’azzeramento di entrate previste da misure non più realizzabili per mancati adempimenti governativi o la riduzione delle entrate previste da misure che non hanno prodotto le risorse attese. Quel piano “riformulato” avrebbe consentito nel solo biennio 2019-20 il recupero di oltre 20 milioni di risorse. Dunque il bilancio 2019-2021 dovrebbe potere assorbire, nel rispetto dei termini di legge, l’emersione di un debito non includibile nel piano anche di ampie dimensioni».
Secondo, quindi, quanto esposto da Messinaccomuna, la riformulazione del piano a 20 anni offrirebbe «ampi spazi di manovra e di assorbimento di eventuali nuovi debiti».
Per quel che riguarda i debiti di ATM, hanno sottolineato, il problema non si dovrebbe porre perché le risorse per colmarli sarebbero già state incluse nel piano di riequilibrio. «Questo sereno e severo scrutinio della situazione – ha concluso il laboratorio – va effettuato con attenzione e ponderazione, nell’interesse della città e dei cittadini».
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