Accolto freddamente dai baraccati di Fondo Fucile, si è poi recato al Comune per consegnare il “fausu”: la sua moneta. Mattinata tra le casette di amianto e la fogna a cielo aperto per il leader di Rivoluzione Siciliana, Cateno De Luca, che con canti, balli e tamburelli ha gridato il suo “verbo” ai disgraziati della zona sud. Ma con poche risposte tranne per quelli che hanno aperto la porta al sindaco di Santa Teresa Riva, e non sono stati in molti. Lui non si è preoccupato più di tanto: «Se Musumeci non è potuto venire tra le baracche è perché i partiti che lo sostengono, come il Pdl, non hanno fatto nulla per queste persone. Mi riferisco anche all’ex sindaco Buzzanca. Io posso venire tra di loro, non devo vergognarmi». Sui sondaggi che lo vedono non superare la soglia di sbarramento, la risposta di De Luca è stata netta: «Guardi non leggo i sondaggi, anche in passato ero dato perdente e poi avete visto com’è finita». E su Grillo: «Non ho paura di lui, lui è per l’antipolitica, io no. La rivoluzione siciliana deve parlare la nostra lingua, non il genovese». Dopo il tour tra le baracche, De Luca si è poi diretto a Palazzo Zanca per consegnare il “fausu”: simbolo del disastro economico che ha colpito il Comune di Messina. Forse così riusciranno a pagare gli stipendi di MessinAmbiente. Una provocazione quella del leader di Rivoluzione Siciliana che è subito ripartito per le ultime due settimane di campagna elettorale.
@Acaffo
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