L’Or.S.a. commenta l’accordo con Caronte&Tourist sui 69 dipendenti a rischio licenziamento. Per il sindacato è una “pantomima”

Pubblicato il alle

2' min di lettura


or.s.a.«I 69 licenziamenti non sono stati revocati ma semplicemente posticipati al 27 dicembre 2012. Se entro tale data non si riuscisse a mandare in pensione altrettanti lavoratori verrebbe riattivata la procedura di mobilità precedentemente imposta dall’azienda. Oltre ai lavoratori che hanno maturato i requisiti per andare “forzatamente” in pensione con decorrenza 31 dicembre 2012, l’accordo consente all’azienda di individuare ulteriori dipendenti che andrebbero in pensione su base volontaria». Così l’Or.S.a. spiega come stanno i fatti sulle ormai note sorti dei dipendenti Caronte&Tourist. Gli animi sembravano essersi placati alla notizia dell’accordo siglato tra i sindacati e i dirigenti, portando anche alla sospensione dell’ennesimo sciopero che era stato proclamato dai lavoratori per il 6 novembre. Ma il sindacato ribadisce che «così facendo si attiva un esodo senza precedenti che sancisce gli esuberi “millantati” dall’azienda e, qualora non fossero sufficienti i pensionamenti per eliminare tali presunti esuberi, dopo il 27 dicembre 2012 l’azienda sarebbe libera di licenziare fino a raggiungere la quota di 69 unità precedentemente fissata snobbando il ruolo del sindacato». L’Or.S.a. attacca: «Tutta questa pantomima è stata organizzata per distogliere l’attenzione dal mancato rinnovo del contratto integrativo scaduto da cinque anni. L’accordo siglato il 30 ottobre 2012 – continua l’Or.S.a. − oltre a porsi in antitesi con gli interessi dei lavoratori, sminuisce il ruolo del sindacato relegato ad attore passivo e/o consenziente delle dinamiche imposte dall’azienda». Per tutte queste ragioni, l’Or.S.A ha deciso di consultare i dipendenti dell’azienda attraverso referendum o petizione e conclude: «Se l’accordo del 30 ottobre sarà benedetto dalla maggioranza dei dipendenti fermeremo la nostra azione di protesta. In caso contrario siamo pronti a una lotta a oltranza contro l’azienda che non intende cedere un euro del profitto programmato e contro chi pensa che la volontà dei lavoratori sia elemento trascurabile in fase di trattativa».

 

 

 

(49)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.