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Gioveni-Accorinti: un cero li divide. E intanto Accorinti pensa ai poveri

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montaltoNon si placa la polemica divampata tra il sindaco Renato Accoriniti e il consigliere comunale Libero Gioveni in merito al cero votivo da offrire in segno di ringraziamento alla Madonna di Montalto, anzi passa anche sul piano personale. 

Le dichiarazioni di Gioveni seguono la replica di ieri del Sindaco che ha parlato di «attacchi strumentali», in merito alle accuse che gli sono state mosse, ossia di non rispettare le tradizioni secolari cittadine.

«Il mio — scrive in una nota il consigliere — è stato un attacco strumentale quando proprio lui in maniera del tutto gratuita ha detto che dovrei essere più “propositivo”? C’è per caso qualcuno che in città che può asserire che Libero Gioveni non sia “propositivo”?».

Sentendosi “colpito” nella sfera personale e nel suo operato politico, prosegue: «E quante volte il Sindaco ha risposto, per esempio, alla caterva di interrogazioni o proposte che ho presentato o portato avanti?».

Diverse le mancanze e i difetti che possono essergli attribuiti — rimarca Gioveni, offeso dalle parole di Accorinti —, ma non certamente quella di non essere abbastanza propositivo. E per un attimo la questione del cero votivo viene accantonata e la diatriba tocca la sfera personale dei due contendenti: «Non crede, il buon Renato — continua Gioveni —, che l’ha detta abbastanza grossa nel definirmi “non propositivo”? Non ricorda, per esempio, (giusto per menzionare un’iniziativa) che la “casa di Vincenzo” (il dormitorio pubblico) è stata realizzata anche e soprattutto per le richieste pressanti che ho fatto sia in aula che fuori?».

E tornando invece sulla vicenda del cero per la Madonna di Montalto, Gioveni aggiunge: «Visto che Accorinti ha dichiarato che il suo rifiuto non è frutto del suo credo religioso ma solo frutto delle restrizioni economiche imposte dalla Corte dei Conti, perché, se ci teneva veramente a non interrompere una tradizione secolare, non ha offerto personalmente lui il cero? (il cui costo reale alla fine è stato di 80 euro e non di 100). E se è così, come si comporterà quest’anno per la Vara?».

Quella dell’offerta del cero è un tradizione antica nella città dello Stretto, che si rifà a un decreto del Senato messinese del primo marzo 1745, per dimostrare gratitudine alla Madonna per il suo intervento durante la peste che colpì la città nel 1743.

Insomma, se la Corte dei Conti ha imposto all’Amministrazione di tirare la cinghia e di non effettuare spese extra che possano incrinare ulteriormente la sua situazione contabile, Gioveni ribatte che non sarà certo un cero a mettere in ginocchio definitivamente il Comune. Anche perché a questo punto — precisa il consigliere — diventerebbe complicato spiegare come si possano «sborsare centinaia di migliaia di euro per i nuovi supermanager di MessinAmbiente e Atm (comprese le spese di viaggio di andata e ritorno degli stessi dalle loro città d’origine), nonché 170 mila euro all’anno elargite al segretario generale, a cui – in barba alla predetta spending review –  è stata conferita anche la nomina di city manager».

Intanto, sul Giornale di Sicilia appaiono le dichiarazioni del sindaco Accorinti che afferma che a fine mandato devolverà parte del suo stipendiola differenza tra la paga di professore e quella di sindaco — a un’iniziativa per i poveri. Ma se solo una piccolissima parte di quella somma fosse stata devoluta all’acquisto di un cero, non si sarebbero davvero evitate tutte queste polemiche?

 

Giusy Gerace 

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