Dopo il rifiuto da parte di Reset di partecipare alla riunione per le “primarie di iniziativa popolare”, proposta dall’Associazione “Art. 1 – Autonomia e Libertà”, arriva la risposta di Alessandro La Cava, presidente dell’Associazione culturale e politica Art. 1. La Cava scrive in una nota: «Riteniamo opportuno fare delle precisazioni in merito alle dichiarazioni dell’amico Alessandro Tinaglia e del suo Movimento». E continua: «Non crediamo si debba necessariamente fare demagogia populistica in un momento di grande confusione e di profonda crisi sociale specificando che gli eletti nei partiti, a vari livelli di fatto e a prova di smentita, rappresentano la volontà popolare, pertanto sono titolati (se validi) a fare percorsi alternativi a quelli proposti dall’attuale sistema. Riteniamo in realtà di evidenziare un’altra anomalia determinata dal proliferare dei movimenti civici che denotano, con assoluta certezza, una carenza strutturale all’interno di alcuni partiti (non a caso Udc e Pd resistono), carenza che si evidenzia ancora di più nella totale assenza di strutture sul territorio, nella mancanza di idee, di ideali, di senso dell’appartenenza e di militanza». «Abbiamo voluto lanciare questa proposta, pur non rivendicandone la paternità, ― prosegue il Presidente di Art. 1 ― perché riteniamo di essere legittimati non soltanto dall’anagrafe, considerato che siamo nati come associazione nel dicembre del 2010 e già in contrasto con il sistema monopolistico, con il quale veniva gestito il partito in cui militavamo, ma anche perché abbiamo già affrontato una tornata elettorale, in alcuni comuni, mettendoci non solo il simbolo (che trova una sua giustificazione nell’applicazione dell’art.1 della nostra costituzione) ma anche la faccia, ottenendo risultati che sono facilmente riscontrabili». Forte della propria esperienza La Cava dice: «Sono assolutamente convinto che il confronto sui temi debba essere fatto soltanto con la gente, ma nel confronto con la politica il piano dei ragionamenti deve spostarsi sulla loro fattibilità ed è per questo che, ad esempio, a Lipari non ho firmato nessun programma con la coalizione che è stata premiata dall’elettorato, ma ho imposto 5 punti strategici, voluti dalla gente, per il rilancio dell’economia di quell’isola. Imposizione fatta di contenuti chiari e progetti fattivi da realizzare in date certe». La Cava insiste sulla necessità del confronto per dibattere i temi (Università, vertenze, turismo, rilancio dell’economia, salari) la cui risoluzione porterebbe «il Comune di Messina a diventare virtuoso operando scelte diverse rispetto a quelle fatte fino a oggi. Questi e tanti altri argomenti possiamo affrontare ma senza la condivisione politica non si va da nessuna parte e Lipari docet!». Ritenendo un errore il non prendere parte e non condividere questo appuntamento, da Art. 1 evidenziano i motivi della loro proposta che vorrebbe creare: soggetti attivi che si adoperano per fare scegliere al popolo il candidato da imporre alla politica; discussione aperta al popolo sulle priorità; selezione dei candidati non soltanto alla presidenza della Provincia o al Comune, ma anche al Consiglio Provinciale e Comunale, evitando l’elezione di porta borse o faccendieri di scarso profilo; chiarezza sui tempi per la realizzazione dei programmi; condivisione di una carta morale secondo la quale ci si dimette se non si rispettano i tempi; condivisione di un patto etico che impone massimo due mandati consecutivi a ogni livello. «Per tali motivi ― aggiunge La Cava ― riteniamo sia un errore non provare a cambiare le cose, uniti nelle intenzioni in una coalizione allargata e disposti umilmente a fare un passo indietro rispetto alle singole ambizioni cercando legittimazione attraverso una consultazione popolare con idee, regole chiare e condivise nel rispetto dei 6 punti evidenziati».
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