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Una soluzione per salvare l’ospedale Piemonte. La proposta di Fp Cgil, Fp Cgil Medici e Sanidea

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Grande soddisfazione della Fp Cgil, della Fp Cgil Medici e della consigliere Antonella Russo in rappresentanza del comitato Sanidea per la grande opera di mediazione che ha permesso di trovare una sintesi per non chiudere l’ospedale Piemonte.

«La soluzione trovata nel corso del tavolo tecnico tenutosi ieri pomeriggio a palazzo Zanca, è stata raggiunta grazie alla proposta formulata dalla Fp Cgil e dalla Fp Cgil Medici, capaci di mettere insieme tutti gli attori e contemperare le varie richieste. Il lavoro è stato complicato ma l’obiettivo è stato raggiunto».  Questo il commento della segretaria della Funzione pubblica, Clara Crocé, che insieme ai colleghi Antonio Trino, Giuseppe Nava, Carmelo Pagana e Attilio Andriolo, e a Guglielmo Catalioto della Fp Cgil Medici, ha evidenziato l’importanza di quelle idee che costituiranno la base del documento da presentare all’assessore regionale alla sanità, Lucia Borsellino, per salvare il nosocomio di viale Europa.

«Partendo dall’assunto, da noi sempre sostenuto,  – ha spiegato la sindacalista – che i posti letto del Piemonte erano 78, e grazie alla sentenza del Consiglio di Stato che ha posticipato i termini dell’entrata in vigore dei tagli del decreto Balduzzi, siamo riusciti a costruire una proposta che mettesse insieme le varie “anime”. Il nosocomio manterrà la sua vocazione di emergenza-urgenza e, grazie all’accorpamento all’Ircss, il punto nascita di Papardo non verrà toccato».

Grande soddisfazione, in rappresentanza del comitato Sanidea, è stata espressa anche dalla consigliera Antonella Russo: «Con il nostro documento – afferma – siamo riusciti a mettere insieme anche tutte le Circoscrizioni, ovvero gli organismi istituzionali più vicini ai cittadini. Se questo lavoro dovesse ottenere il benestare dell’assessore regionale alla sanità, Lucia Borsellino, potremmo dire di aver messo al sicuro anche la vita e la salute di centinaia di mamme e bambini della zona nord, altrimenti destinati a rimanere senza una tempestiva e adeguata assistenza al momento della loro nascita».

Russo ha concluso: «Abbiamo pensato anche alle donne delle zona Nord che altrimenti sarebbero rimaste senza un punto nascita».

 

 

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