La Fp Cgil ribadisca la sua contrarietà in merito all’accorpamento dei punti nascita Papardo-Piemonte. Una scelta che il sindacato definisce “ragioneristica”, compiuta “sulla pelle dei cittadini”. «Abbiamo assistito — commenta in una nota la Fp Cgil — a un dibattito surreale e ipocrita che ha seguito i lavori del consiglio Comunale riunitosi in seduta straordinaria per discutere in merito al futuro dell’Ospedale Piemonte. La decisione dell’accorpamento dei due punti nascita non ci coglie di sorpresa. Questa, infatti, è la disposizione impartita dall’Assessore Lucia Borsellino al manager Michele Vullo, al termine dell’audizione in sesta Commissione sanità. La presunta disputa tra due medici in merito alla fruizione delle ferie, ha fornito l’assist, al neo dirigente per mettere in atto quanto deciso dall’Assessore».
Il Sindacato, che si dichiara alla creazione di un Polo Materno-Infantile, continua a dire “no” alla chiusura di uno dei punti nascita della città. La segretaria della Fp Cgil, Clara Crocé; Pagana; Antonino Trino; il segreterio dei medici della Fp Cgil, Attilio Andriolo, chiedono a Lucia Borsellino che fine abbia fatto il progetto dell’Ospedale della Mamma e del Bambino, quel centro d’eccellenza che avrebbe dovuto essere realizzato al Piemonte e diventare «punto di riferimento per la Sicilia Orientale». «Non siamo mai stati d’accordo al mero accorpamento dei due punti nascita — continuano —, una scelta ragioneristica che priverà di un servizio alla popolazione della zona Nord ma che segna la morte dell’ospedale Piemonte considerato che i posti letto sono stati ridotti a 78, come confermato dallo stesso manager Vullo, l’accorpamento delle due unità operative Papardo-Piemonte impegnerà 63 posti letto. Ciò significa che l’emergenza-urgenza non potrà essere garantita all’ospedale Piemonte».
Per il Sindacato è necessario mantenere in vita il punto nascita del Papardo. «Oltre a considerare decisamente strano – affermano i sindacalisti – le posizioni opposte del Manager e della Regione, segno di un’evidente mancanza di dialogo, considerato l’ormai inevitabile accorpamento, riteniamo necessario che a essere mantenuto sia il polo materno infantile del Papardo».
Sebbene, infatti, rispetto al Piemonte, il numero dei parti sia minore (al di sotto dei 500 annui) ci sono una serie di altre variabili che spingono la Fp Cgil a chiedere il mantenimento del centro nella zona nord della città. «È altrettanto doveroso evidenziare — ribadiscono Crocé, Pagana Trino e Andriolo — che se ciò avvenisse tutte le nascite del territorio comunale verrebbero concentrate in 2 Km (Policlinico-Piemonte) lasciando totalmente scoperte le periferie, soprattutto quelle estreme, considerata l’estensione territoriale della nostra città. Una popolazione di circa 90mila persone andrebbe a perdere un servizio fondamentale, in pratica in questo modo dal viale Europa fino a Rodia, considerando solo i confini comunali, migliaia di messinesi non avrebbero a disposizione un ospedale in cui andare a partorire».
«Tutte le specialistiche — prosegue la nota — sono allocate al Papardo per cui eventuali consulenze devono essere effettuate lì, trasportando i piccoli pazienti e/o le mamme con notevoli disagi e costi».
Un provvedimento regionale che la Fp Cgil definisce “senza logica”, «perché secondo quanto stabilisce lo stesso provvedimento, il percorso nascita deve essere assicurato anche sulla base delle caratteristiche della popolazione di riferimento. Dunque, se è vero che il Polo materno-infantile di II livello del Policlinico è in grado di assicurare assistenza a gestanti e neonati della zona centro-sud, è anche vero che un secondo presidio al Papardo garantirebbe uguale assistenza nel zona nord. Poi ci sono i requisiti che la struttura deve avere per essere considerata di II livello. Nella stessa struttura del punto nascita devono essere offerte discipline specialistiche in numero e con intensità di cura più elevata con possibilità di attivare h24 consulenze e interventi di cardiochirurgia, neurochirurgia, chirurgia ricostruttiva, oculistica, valutazione emodinamica, broncoscopia e di usufruire h24 del servizio emotrasfusionale diagnostica per immagini, senza dimenticare anche l’eliporto e la centrale operativa del 118: condizioni che sono tutte presenti al Papardo ma non al Piemonte. Realizzare il punto nascita al Piemonte significherebbe invece dover trasferire, per questioni di spazio, le unità operative di cardiologia, ortopedia, chirurgia, necessarie a far fronte alle emergenze che si presentano al pronto soccorso».
La Fp Cgil chiede al Sindaco di intervenire e aprire un dialogo con l’assessore Borsellino, per salvaguardare il diritto alla salute dei messinesi.
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