“Per la Cgil di Messina oggi sono due le priorità: la prima è quella di affrontare la drammatica emergenza del lavoro e dell’economia dando immediatamente risposte capaci di salvare le poche realtà produttive ancora esistenti. La seconda è quella di immaginare e progettare lo sviluppo dei prossimi anni”. Questa la strategia per uscire dalla crisi per Messina e la sua provincia indicata dal segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano, che stamattina ha presentato alla stampa il 3° Rapporto sullo Stato dell’occupazione in provincia di Messina. Crollo dell’occupazione, emergenza giovani e desertificazione dell’industria. Questi i tre punti nodali del’analisi che, oltre al forte impatto della crisi congiunturale, evidenzia la mancata capacità di impiegare e valorizzare le risorse esistenti, umane e materiali. Nel 2012 il tasso di occupazione totale (uomini e donne dai 15 anni in su) in provincia di Messina si è attestato al 34,32% , con una perdita dello 0,32 % su base annua e ben 10 punti sotto la media nazionale del 44,04%. Complessivamente dal 2007, anno di inizio della crisi, in provincia di Messina, l’occupazione è diminuita di 15.449 unità. La drammatica condizione dei giovani (15/24 anni) è evidente nei dati sull’occupazione che 2011 al 2012, passa dal 13,4 all’11%. Solo un giovane su 10 lavora in provincia di Messina contro il 22% nazionale e quello medio europeo ( 36%) o di altri paesi dell’area euro (dalla Danimarca che raggiunge il 57%, alla Francia il 30, la Spagna il 21 e la Germania il 48%). Anche per coloro i quali hanno ragionevolmente completato un ciclo di studi superiori, i giovani della fascia 25-34 anni, le cose non vanno meglio. Nel 2012 il tasso di occupazione è del 43,3%, 20 punti sotto la media nazionale. Da segnalare in questa fascia d’età un record negativo per le donne che con un tasso di occupazione del 29,8% registrano la forbice più ampia nel confronto col dato nazionale che è si attesta al 54,9%: 25 punti percentuali di differenza. Un dato che se incrociato con quelli dell’Università sulle performance delle laureande ( che secondo AlmaLaurea anche a Messina si laureano meglio e prima dei loro colleghi maschi), e sulla loro netta prevalenza tra gli iscritti (circa il 65% sul totale) evidenzia come un importante capitale umano sia sottoimpiegato e sotto valorizzato. La crisi sta anche modificando i settori occupazionali. Tra il 2008 e il 2012 il numero dei dipendenti dell’industria quasi si dimezza passando da 19mila a 10mila. In forte sofferenza anche il settore delle costruzioni che registra un calo di 5mila dipendenti nello stesso arco temporale mentre restano fermi quelli legati all’attività turistica (ristorazione, al commercio, agli alberghi)Per uscire da questa impasse la Cgil di Messina lancia le sue proposte:
· dare supporto e risposte alle imprese in difficoltà o storiche, la cantieristica sia pesante che leggera, i distretti del tessile e della ceramica, le attività manifatturiere il florovivaismo, tutto il settore artigiano
· Anche il settore pubblico, in particolare quello dei servizi intesi in senso ampio, da quelli di trasporto e gestione del territorio a quelli scolastici e di assistenza, non devono essere sottovalutati e considerati un mero costo: sono risorsa, parte nodale del PIL. Messina e la sua provincia sono caratterizzate da un sistema di servizi pubblici che, nonostante servano a garantire prestazioni indispensabili, funziona male. Riorganizzare il settore è tra le sfide principali
· Sfruttare le competenze presenti in ambito universitario, negli enti di ricerca, nella straordinaria concentrazione di pluralità di fonti rinnovabili, in particolare l’idroeolico progetto pilota nello Stretto, lo sviluppo delle tecnologie di energy storage e di applicazione alla mobilità- sulle quali già esistono importanti ricerche del CNR ITAE-, la progettazione e realizzazione di smart grid, le nuove tecnologie costruttive per il risparmio energetico
· Trasformare quella che oggi è una criticità , il rischio sismico e idrogeologico, in un settore di sviluppo e specializzazione grazie allo studio, alla sperimentazione e all’innovazione nei sistemi edili e di prevenzione: dall’ attività di ricerca per tecnologie e di materiali innovativi, alla loro produzione, pratica applicazione, formazione di maestranze qualificate con la contestuale creazione di nuove imprese, occupazione e esortazione di know how
· La creazione di un circuito virtuoso che faccia sinergia tra produzioni tipiche, turismo e arte potrebbe diventare lo strumento per la creazione di un’industria del turismo che operi 12 mesi l’anno con redditi e occupazione non stagionali
Per Oceano, “Occorre un forte cambiamento di prospettiva, far ripartire il lavoro e per sostenere un rinnovato patto sociale che per la Cgil si traduce nel rilanciare la proposta di “Piano del Lavoro” sia nazionale che declinato attraverso proposte locali, costituendo Comitati per il Lavoro nei territori, aperti alle più ampie alleanze sociali e quale strumento di vertenzialità, anche territoriale, per far ripartire scelte di qualità, di investimenti e di welfare.
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