«L’amour est un oiseau rebelle, canta Carmen nella sua prima aria. Ed è così che mi piace pensarla fino alla fine, nonostante sia preda di una passione che la divora, che la conduce alla disfatta finale. Per me è sfacciata e sfrontata, una bella sigaraia che non si lascia conquistare da nessuno: non crede molto alla costanza dell’amore e se ne fa beffe». E come dare torto a Elena Maximova, il mezzosoprano dalla splendida vocalità e dall’indubbio fascino, divenuta famosa proprio per aver vestito in giro per i maggiori palcoscenici internazionali i panni della ribelle zingara di Siviglia?
In lei, il regista e scenografo di fama internazionale, Enrico Castiglione, ha visto la “giusta” Carmen, proprio per l’interpretazione voluttuosa ed intrigante, tanto da sceglierla per la cavea del Teatro Antico di Taormina, dove il capolavoro di Georges Bizet andrà, infatti, in scena il 15 luglio (per poi essere replicato in numerose recite ad agosto), aprendo così la quarta edizione del Taormina Opera Festival.
Accanto alla Maximova, nel ruolo di Don José si alterneranno i tenori Giancarlo Monsalve (15 luglio, 10 e 13 agosto) e Warren Mok (1 e 7 agosto), in quello di Escamillo i baritoni Michael Bachtadze (15 luglio, 10 e 13 agosto) e Sun Li (1 e 7 agosto). Nelle vesti di Micaela si succederanno i soprani Joanna Parisi (15 luglio), Bing Bing Wang (1 e 7 agosto) e Daniela Carvalho (10 e 13 agosto). E ancora il basso Gianluca Lentini (Zuniga), il baritono Giovanni di Mare (Morales), il mezzosoprano Irene Molinari (Mercedes), il soprano Madina Kabeli (Frasquita), i tenori Federico Cavarzan (Dancairo) e Giuseppe Distefano (Remendabo). Corpo di ballo, Coro Lirico e Orchestra Sinfonica Taormina Opera Festival sono diretti da Myron Michailidis, invece il Coro di voci bianche “Progetto suono” da Agnese Carrubba, le coreografie sono di Sarah Lanza. I costumi, colorati di Andalusia, sono dell’infaticabile Sonia Cammarata.
Fulcro narrativo dell’opera, ispirata ad un racconto del 1847 del poeta Prosper Mérimée – è com’è noto – il triangolo amoroso e la gelosia, che innesca l’eterna dialettica tra Eros e Thanatos: Carmen è un personaggio femminile forte, anticonformista, attuale, moderno: il suo gesto estremo, quando alla fine, pur di non cedere alle minacce di Don José, lo sfida, conscia di poter perdere la vita, è una scelta di coerenza e di fedeltà prima di tutto verso se stessa.
È a tal proposito che ha rilasciato un’intervista la bella protagonista russa, una delle Carmen più appassionate e appassionanti degli ultimi anni, con una vocalità scura e viscerale, quasi algida, come a volte lo è colei che rappresenta.
Qual è la sua visione del personaggio di Merimée e Bizet che sta portando con grande successo nei teatri del mondo, dalla Scala alla Staatsoper di Vienna?
«Mi piace il lato seducente di Carmen, quello che le permette di giocare con gli uomini. È molto consapevole di se stessa e palesa sempre il suo fascino. Da un certo punto di vista è anche ammirevole perché è una donna che sa come calamitare le attenzioni su di lei e pilotare i diversi innamoramenti. Ma questa sua forza sarà anche la strada maestra che la condurrà alla morte, divisa, com’è, tra la passione per Escamillo e quella per don Josè, che le sarà fatale. Carmen è, dunque, un personaggio complesso: è civettuola e seducente nella voluttuosa habanera del primo atto (L’amour est un oiseau rebelle), funerea (nell’Aria delle Carte), fatale e spavalda, come un’eroina delle tragedie classiche, nell’epilogo finale quando sembra offrirsi al coltello di José».
Quanto la affascina questa storia di un’eroina tragica?
«Il racconto di per sé è veramente avvincente, proprio in quanto intreccio d’amore e morte, che tocca i vertici più alti di drammaticità. La storia di una donna che paga con la vita la decisione di mettere fine ad un legame è antica quanto il mondo. Non sapevo, vivendo lontana dall’Italia, che i femminicidi avessero avuto in questo paese un tale incremento. Quando canto sulla scena la meravigliosa musica di Bizet non penso dunque a questi fatti di cronaca, ma mi concentro sul personaggio così come lo ha delineato Merimée, lo costruisco dentro di me seguendo il suo racconto che ho molto studiato e approfondito. Ed è quel testo e quella Carmen che porto in scena e trovo straordinariamente attuale. Da interprete, preferisco particolarmente la ribelle sigaraia perché nel panorama operistico non ci sono molti ruoli principali per mezzosoprano, quale sono io, per cui mi è particolarmente congeniale interpretare questa “famme fatale”. È il ruolo più importante che si possa affidare ad un mezzosoprano e grazie a questo ho girato i migliori palcoscenici internazionali, da Vienna a Monaco di Baviera, passando per il Maggio fiorentino e Berlino. Dopo la splendida cornice di Taormina, il prossimo ottobre mi esibirò a Covent Garden».
Come affronterà vocalmente la messa in scena?
«Devo ammettere che da un punto di vista vocale non è un ruolo difficile da interpretare, anzi aree come l’Habanera sono davvero un diletto per gli artisti. Considero invece più arduo lo studio e poi la creazione di un personaggio che risulti credibile agli occhi del pubblico, proprio perché ammantato da un’aurea di doppiezza. Approfondisco sempre, infatti, delle sfaccettature di stile che sappiano ben esaltare l’irriducibilità di Carmen».
Lei ha studiato canto a Mosca presso il Conservatorio Ciajkovskij e nel 2000 entra a far parte dell’ensemble dello Stanislavskij Music Theatre. Possiede, dunque, una formazione prettamente belcantistica, ma si ispira a qualche artista in particolare?
«Tengo sempre presente la lezione dei grandi mezzosoprani russi, come la compianta Elena Obraztsova, scomparsa da poco, il suo repertorio include Rosina (Il Barbiere di Siviglia), Polina (The Queen of Spades), Siebel (Faust), e molte altre ancora… cerco sempre di studiare nuove soluzioni e ricercare diverse sperimentazioni sia per la voce che a livello interpretativo».
Come si trova a lavorare per un regista di fama internazionale come Enrico Castiglione?
«Sono certa che sarà una bellissima avventura artistica, le premesse ci sono tutte. Ci siamo incontrati per la prima volta alcuni giorni fa a Roma. È stato un colloquio determinante perché mi ha tanto sorpresa il fatto che da subito avessimo una stessa linea di pensiero su come concepire il mio personaggio. Carmen è un mito che ha superato i confini e le originarie connotazioni mediterranee per assurgere a emblema universale di femme fatale ma anche di libertà. Condividiamo, dunque, una visione “internazionale” della protagonista: svestendola di tutti gli elementi che potessero connotarla geograficamente, la rendiamo eroina tragica di ogni luogo e di ogni tempo, con un rimando amaro, dunque, agli efferati delitti contemporanei che fanno le donne delle vittime sacrificali».
È la prima volta che viene in Sicilia? Che idea ha dell’isola, del suo territorio, della sua cultura?
« La mia esperienza e conoscenza della Sicilia è, guarda caso, legata proprio a Carmen. Ho infatti interpretato il ruolo della fatale sigaraia al Teatro Massimo di Palermo nel 2011 ed in quell’occasione ho avuto modo di conoscere l’isola. Anzi di cominciarla a conoscere, perché mi è stato subito chiaro quanta bellezza, storia e cultura racchiude. Ne sono rimasta abbagliata. E’ per me la più bella regione d’Italia e tutte le supera per la cultura appunto, il calore della gente e la cucina, davvero insuperabile e tentatrice, perfino più di Carmen: quanti peccati di gola! Ravvedo anche delle affinità con la mia terra, un luogo dove sono nate tante leggende, tramandate di generazione in generazione per tradizione orale».
Che emozione le dà cantare nella cavea classica forse più suggestiva dell’antichità?
«È la mia prima volta, a Taormina nel suo meraviglioso Teatro Antico, ho visto delle foto.. Un tempio greco con alle spalle l’Etna e il mare… ma è come se già conoscessi quei luoghi così carichi di storia, perché mio marito li ha visitati più volte e me li ha descritti minuziosamente con straordinario entusiasmo. So già che sarà per me una grandissima emozione calcare quella scena, tanto più nell’allestimento firmato da un regista e scenografo di riconosciuto talento e fama internazionale come Enrico Castiglione».
L’innovativo allestimento dell’opera sarà trasmesso in diretta via satellite dalla Perla dello Jonio in oltre trecento sale cinematografiche di ben trenta paesi: un vero film d’opera, grazie alla regia cinematografica oltre che teatrale di Enrico Castiglione. Un’occasione imperdibile, dunque, regalata anche agli spettatori in diversi luoghi del mondo, per assistere ad una storia accattivante e selvaggia, che, nella ricchezza nei motivi pittoreschi e folcloristici, nelle danze popolari e nelle canzoni- piene di impeto, di ardore, di contrasto fra i festosi motivi zingareschi e l’incalzare drammatico dell’azione- diventa un vero capolavoro, trascinante ed avvincente.
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