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Settimo: non rubare… ma l’oro della Madonna è nelle tasche del sacerdote

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Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. E forse avrebbero dovuto affidarsi al detto i fedeli della parrocchia di Gioiosa Marea. Certo il principio contrasta con quelle che dovrebbero essere le virtù cristiane. Ma se consideriamo quanto accaduto, anche l’operato di un uomo di chiesa che ruba non è molto in linea ciò che prescrive uno dei dieci comandamenti. Più precisamente il settimo: non rubare.

Sarebbe stato, infatti, un sacerdote l’autore del furto che circa un mese fa è avvenuto nella chiesa di Gioiosa Marea. A metà agosto, il parroco locale aveva denunciato un furto di monili in oro, per un valore di oltre 100.000 euro. Ma la cosa ancor più grave è che al valore economico si aggiunge anche quello “spirituale”. Gli oggetti sottratti, infatti, erano i doni che i devoti avevano devoluto alla Madonna delle Lacrime, alla Madonna delle Grazie e a San Nicola. Essendo questi attaccati e ripiegati in una sciarpa, nessuno aveva fatto caso alla loro assenza.

Ieri, i Carabinieri di Gioiosa Marea in collaborazione con i militari Roma-Trastevere, hanno sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria proprio un sacerdote, originario del Kenya, ritenuto responsabile del furto.

Il religioso, ormai di casa nel Comune di Gioiosa Marea dove aveva prestato servizio soggiornando nella parrocchia e fornendo supporto alle attività ecclesiastiche della comunità, era molto popolare tra i fedeli locali. E proprio la sua popolarità è stata anche il suo lasciapassare, tutti infatti nutrivano nei suoi confronti una fiducia incondizionata.

Ad incastrate il sacerdote, oltre varie analisi incrociate dei conti correnti bancari, anche quelle dei filmati delle videocamere di sorveglianza, installate nella parrocchia, che hanno mostrato il religioso nel tentativo di coprire la videocamera e introdursi nella stanza in cui erano custoditi i monili, agendo poi indisturbato.

Il sacerdote ha atteso dieci giorni, a furto perpetrato, prima di rientrare a Roma, probabilmente per non destare sospetti su un suo coinvolgimento nelle vicenda. Una volta rientrato nella comunità religiosa di appartenenza, ha effettuato una serie di versamenti in denaro contante sul proprio conto corrente, concludendo le operazioni con un bonifico internazionale di circa 40.000 euro, indirizzato ad un parente del suo paese di origine. Subito dopo ha pensato bene di lasciare l’Italia e rientrare in Kenya.

Forse pensava di averla fatta franca ma ieri, tornato in Italia, ad attenderlo all’aeroporto di Roma-Fiumicino c’erano i Carabinieri di Roma-Trastevere, delegati dall’Autorità Giudiziaria di Patti.

Scattata la perquisizione nell’abitazione dell’uomo, i militari dell’arma hanno rinvenuto e sequestrato alcune ricevute dei versamenti di denaro contante, il bonifico effettuato e un computer portatile.

Il sacerdote, sussistendo numerosi indizi di colpevolezza dei reati di furto e riciclaggio, è stato trasferito alla Casa Circondariale di Roma “Regina Coeli”.

Un mese fa, il parroco di Gioiosa aveva definito il furto un’offesa all’intera comunità parrocchiale «che negli oggetti trafugati custodiva i segni della pietà, della devozione, dell’arte dei cristiani di Gioiosa Marea di oggi e di ieri».

Giusy Gerace

 

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