Il deputato regionale Giuseppe Picciolo, capogruppo dei Drs all’Ars, è stato condannato a due anni e sei mesi per calunnia nell’ambito di un processo scaturito sulla vicenda dei cosiddetti “corvi” che avrebbero inviato lettere anonime ai palazzi della politica messinese.
Assolto per non aver commesso il fatto l’ex consigliere comunale Francesco Curcio.
Picciolo è stato invece assolto sempre nell’ambito del medesimo processo per un’altra lettera perché sopravvenuta la prescrizione. Picciolo e Curcio militavano insieme nel Pd ed avrebbero siglato due missive, indirizzate all’ex sindaco FrancantonioGenovese, alla Procura ma anche ad altri uffici, accusando l’ex assessore comunale, avvocato Antonio Catalioto, e l’ex commissario liquidatore di Messinambiente, Antonino Dalmazio, di una cattiva gestione di alcune vicende, adombrando reati. Le
lettere, inviate tra l’agosto 2006 e il giugno 2007, erano attribuite a terzi. In realtà, verificarono gli inquirenti, erano state vergate da Picciolo. Curcio avrebbe sostanzialmente sviato le indagini in merito a una delle due lettere. Le due parti civili, Dalmazio e Catalioto, si sono costituite parti civili, soltanto contro Picciolo.
Quest’ultimo deputato regionale continuerà comunque a occupare il suo posto all’Ars perché la legge glielo consente. Solo in caso di condanna in appello potrebbe essere sospeso.
L’avvocato Favazzo, difensore di Curcio, ha così commentato: ” Ciccio Curcio ha dovuto attendere cinque lunghi anni per sentire dichiarare la propria innocenza, per fatti rispetto ai quali, sin dalla prime fasi delle indagini, era risultata la sua più completa estraneità. Cinque anni di un processo nel corso del quale il nome di Curcio è stato evocato praticamente solo in occasione dell’appello delle parti. La odierna sentenza, se pone la parola fine sulla vicenda, non cancellerà i cinque anni di “pena espiata” – perché il processo è pena per l’imputato – con le intuibili conseguenze sia sul piano familiare che personale, nè tanto meno ripagherà Ciccio Curcio per la irrimediabile perdita di opportunità politiche subita, per effetto di contestazioni che oggi la assoluzione ha definitivamente spazzato via.”
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