Riforma della sentenza di primo grado per 4 imputati accusati di essere stati i fiancheggiatori dei fratelli Mignacca.
La seconda sezione penale della Corte di Appello di Catania ha così deciso:
8 mesi, pena sospesa, per Franco Incardona; assoluzione per Sebastiano Tilenni Scaglione e Paolo Caniglia ( in primo grado erano stati condannati , con il rito abbreviato, a 2 anni e 4 mesi).Condanna di 2 anni e 8 mesi per Sebastiano Galati Sansone, che in primo grado aveva avuto inflitti 4 anni di reclusione.
I quattro furono ritenuti favoreggiatori della latitanza dei fratelli di Montalbano Elicona, Vincenzino e Calogero Mignacca, per l’accusa vicini al clan Bontempo Scavo, catturati dai carabinieri del Gis, in un casolare di Lentini, nel novembre 2013. Vincenzino Mignacca all’arrivo dei carabinieri si tolse la vita sparandosi un colpo di pistola.
Nel novembre 2013 fu Sebastiano Galati Sansone che, inconsapevolmente, attraverso una microspia piazzata sulla sua auto, portò gli investigatori al covo dei due fratelli da 5 anni sfuggiti alla cattura.
Per l’accusa, Sebastiano Tilenni Scaglione era il vivandiere dei Mignacca, come Franco Incardona. Giuseppe Caniglia, di Lentini, fu accusato perchè figlio del proprietario del fondo in cui si nascondevano i due latitanti, sfuggiti ad una condanna all’ergastolo inflitta nell’ambito del processo antimafia “Romanza-Icaro”.
Il 28 luglio 2008 la corte d’Assise d’Appello di Messina aveva stabilito il carcere a vita per Vicenzino e Calogero Mignacca, accusati di avere assassinato, la notte fra il 5 ed il 6 febbraio 1994, Maurizio Vincenzo Ioppolo – esattore delle tangenti per conto dei Bontempo Scavo – che aveva deciso di staccarsi dal clan. Il delitto avvenne all’uscita di un locale pubblico a Sant’Angelo di Brolo, dove si era svolta una serata in maschera: era carnevale. I due Mignacca- sostenne l’accusa- entrarono in azione travestiti da monaci. L’ergastolo per i due fu confermato in Appello e in Cassazione.
Per 5 anni i Mignacca si sottrassero al carcere, poi la cattura, il suicidio per uno e il 41 bis per l’altro. Oggi, il processo in Appello per chi fu ritenuto complice della loro latitanza.
Hanno difeso gli avvocati Franco Troia e Santi Terranova per Incardona, Nino Cacìa per Tilenni Scaglione, Arduino La Porta per Caniglia, Fabio DìAmore per Galati Sansone.
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