Lo scorso marzo era stato rinvio a giudizio per tutti e 20 gli indagati della operazione Camelot, tra cui spiccavano nomi eccellenti, come quello del senatore Ncd, Bruno Mancuso, e del deputato regionale Fi e sindaco di Rocca di Caprileone, Bernardette Grasso.
Oggi, in udienza preliminare, il gup di Patti ha deciso il proscioglimento totale per Grasso e il rinvio a giudizio per gli altri. Prosciolto anche Giuseppe Campisi.
Proscioglimento parziale per Bruno Mancuso, Giuseppe Contiguglia, Giovanni Amantea e Maria Grazia Meli Bertoloni.
L’inchiesta Camelot accese i riflettori della magistratura sulla gestione dei progetti relativi ad alcune opere pubbliche a Sant’Agata Militello. Scattata nel febbraio 2014, con 8 misure cautelari e numerosi indagati, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa di liberi incanti, abuso d’ufficio e falso.
Le indagini furono avviate a seguito della denuncia di un imprenditore e di un ex consigliere comunale di sant’Agata Militello su alcuni incarichi pubblici per la progettazione di alcuni appalti. In particolare, al centro dell’indagine ci furono lavori pubblici come la villa Falcone-Borsellino, i lavori di un elisuperficie, il museo dei Nebrodi, la scuola Capuana. Secondo l’accusa, il presunto «comitato di affari» si avvaleva di professionisti esterni dall’ufficio tecnico comunale per portare avanti i progetti. In seguito però la progettazione risultava essere redatta da alcuni tecnici comunali che ottenevano così una percentuale sul valore dell’appalto. Per “compensare” i professionisti esterni che effettivamente avevano fatto i progetti, venivano affidati loro altri incarichi professionali o si truccavano delle gare per favorirli.
Bernadette Grasso finì nel calderone nella qualità di Sindaco di Capri Leone, comune capofila per la realizzazione di una serie di progetti in partnership con altri 10 comuni, nell’ambito del progetto “Nebrodi Ospitalità diffusa”. Secondo l’accusa del tempo, la Grasso aveva emesso la determina sindacale con cui si conferiva l’incarico a due professionisti, per un compenso fissato in 18 mila euro ciascuno, somme che- sostenne l’accusa– non rientravano nel quadro economico del progetto definitivo.
Oggi il gup Ines Rigoli ha disposto il suo proscioglimento totale.
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