CONTI MICA Francesco

Operazione “Affari di famiglia”: traffico di droga da Messina a Catania e Palermo. 22 indagati

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CONTI MICA FrancescoTALAMO ALESSANDROTraffico e spaccio di cocaina, cannabis indica e hashish, sono queste le accuse che hanno portato alla misura cautelare, eseguita dai Carabinieri di Sant’Agata Militello, in collaborazione con i rispettivi Comandi dell’Arma del luogo, nei confronti di 22 soggetti di Tortorici, Rocca di Capri Leone, Galati Mamertino, Milazzo, Centuripe (En) e Catania, coinvolti a vario titolo in una ramificata organizzazione criminale.

Il Gip del Tribunale di Patti, con l’ordinanza eseguita nella notte, ha riconosciuto l’esistenza del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, disponendo 10 misure cautelari in carcere per:  Francesco Conti Mica, 27 anni, ritenuto il capo del gruppo TALAMO Mirkocriminale; i fratelli gemelli Alessandro e Mirko Talamo, 27 anni, considerati i luogotenenti di Conti Mica; Andrea Calà Campana, 26 anni; Sebastiano Galati Massaro, 43 anni, Giuseppe Barbagiovanni (detto gniupinu), 28 anni, tutti di Tortorici. A questi si aggiungono Michele Bontempo Ventre, 29 anni, residente a Rocca di Capri Leone; i catanesi Tindaro La Monica, 37 anni e Phil Joe La Monica, 24 anni; Simone Costanzo Zammataro, 23anni, residente a Centuripe.

Agli arresti domiciliari sono finiti invece: Luisa Bontempo, 43 anni; Antonino Conti Mica (Massimo), 36 anni; Maurizio Arcodia(mafia), 26 anni; Carmelo Calà Campana, 30 anni; Antonino Costanzo Zammataro(karate), 32 anni; Salvatore Marino Gammazza, 26 anni; tutti di Tortorici. E inoltre: Francesco Anastasi, 31 anni, di Galati Mamertino; Calogero Salvatore Conti Bellocchi, 26 anni, di Torrenova; Samuele Chillemi, 32 anni 32, di Milazzo.

Obbligo di dimora per Giuseppe Consales, 30 anni, di Tortorici; Valentino Conti Bellocchi, 23 anni, di Torrenova; Luca Talamo, 25 anni, di Milazzo.

L’inchiesta, avviata nel giugno 2011, è stata condotta tramite intercettazioni ambientali e telefoniche dai militari di Sant’Agata Militello, coordinati dal Sostituto Procuratore di Patti, Rosanna Casabona. A dare avvio alle indagini, le intercettazioni effettuate all’interno del Carcere di Gazzi sul conto di Francesco Conti Mica, detenuto per una rapina compiuta a Tortorici ai danni di un’anziana.

Ulteriori intercettazioni, pedinamenti, perquisizioni e sequestri di stupefacenti eseguiti nei confronti degli altri indagati, hanno permesso di allargare il raggio di azione delle indagini e scoprire l’esistenza di un vero e proprio gruppo criminale, riconducibile alla famiglia mafiosa di Tortorici, la cosca dei Batanesi, che — secondo gli inquirenti — aveva il controllo diretto di numerose “piazze di spaccio” ramificate nel territorio dei Nebrodi; tra le quali le più attive operavano a Rocca di Capri Leone, Capo d’Orlando, Galati Mamertino, Tortorici, Torrenova e Sant’Agata Militello. 

La droga — sempre secondo quanto stabilito dagli inquirenti — era destinata anche alle piazze di Palermo, Catania e Centuripe (En). Nel corso delle indagini, è venuto a galla il ruolo determinante dei fratelli Alessandro e Mirko Talamo, i quali eseguivano gli ordini che Conti Mica dava dal carcere, e che a sua volta faceva riferimento ai maggiorenti delle cosche mafiose tortoriciane, agevolato anche dalla parentela con esponenti di spicco dell’organizzazione criminale, in quanto figlio dell’ergastolano Sebastiano Conti Mica, detto “bellocciu” — temuto killer del Clan dei Batanesi —, e nipote del boss Sebastiano Bontempo, u vappu, ritenuto il capo del medesimo gruppo criminale, anch’egli condannato all’ergastolo.

Ma anche gli altri soggetti del sodalizio criminale erano vicini alla stessa famiglia mafiosa. Il nome dell’operazione “Affari di Famiglia, scaturisce appunto dal coinvolgimento di alcuni componenti della famiglia di Francesco Conti Mica nelle attività illegali gestite dal gruppo criminale. Come ad esempio la madre di quest’ultimo, Luisa Bontempo, che riferiva gli ordini che il figlio detenuto impartiva agli affiliati, o Antonino Conti Mica, detto Massimo, zio paterno, che si recava settimanalmente al carcere di Gazzi  per i colloqui con il nipote.

Le indagini dei militari dell’Arma proseguono e sono state estese anche ad altri contesti criminali, per cui l’inchiesta giudiziaria avrà certamente ulteriori sviluppi.

 

Nelle foto: Francesco Conti Mica e Alessandro e Mirko Talamo

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