Messina. Finti matrimoni per far ottenere la carta di soggiorno: i dettagli dell’operazione Zifaf

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Smantellati dalla Guardia di Finanza di Messina due gruppi criminali che organizzavano finti matrimoni per consentire a cittadini stranieri di ottenere la carta di soggiorno. Arrestate 16 persone per un giro d’affari di 160mila euro.

Dalle prime luci dell’alba, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 soggetti (5 dei quali in carcere e 11 agli arresti domiciliari), promotori e membri di due gruppi criminali, con base a Messina, dediti al favoreggiamento dell’ingresso/permanenza clandestina di cittadini extracomunitari irregolari sul territorio italiano.

Le indagini, condotte dagli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia peloritana, hanno permesso di far luce su uno strutturato sistema illecito, finalizzato all’organizzazione di matrimoni fittizi tra cittadini italiani e stranieri (marocchini, algerini e tunisini), con lo scopo di conseguire la carta di soggiorno per motivi di famiglia, essenziale per l’ingresso e/o la permanenza nel territorio dello Stato italiano, ovvero per “sanare” la posizione di quelli destinatari di Decreti di Espulsione dal territorio dello Stato, già emanati dalla Prefettura e resi esecutivi dalla Questura.

In particolare, le investigazioni trovavano la loro genesi in singolari false dichiarazioni rese da cittadini italiani a pubblici ufficiali sulle loro qualità personali, con specifico riferimento allo status di celibe/nubile. Venivano pertanto avviati mirati approfondimenti che permettevano di rilevare, sin da subito, anomale ricorrenze rispetto a numerosi cd. “matrimoni misti”: ripetitività di testimoni di nozze e/o interpreti stranieri, reiterate parentele tra testimoni e sposi, tali da ipotizzare l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere tesa all’organizzazione illecita dei citati matrimoni.

Quanto ipotizzato trovava, quindi, puntuale riscontro all’esito di più penetranti attività di polizia giudiziaria, disposte dalla Procura della Repubblica di Messina, anche attraverso indagini tecniche ed acquisizioni documentali.

Le indagini della Guardia di Finanza di Messina

Nel dettaglio, emergeva l’inequivoca operatività di due collaudate organizzazioni criminali, da tempo attive a Messina e con consolidate ramificazioni in Marocco, facenti capo a due cittadini marocchini: E.A.A. detto Samir cl. 84 e C.A. detto Abramo cl. 69.

Erano proprio i due marocchini, infatti, che si occupavano, nello specifico, di organizzare i viaggi in Marocco degli sposi fittizi, di assistere i promessi sposi durante il disbrigo di tutte le pratiche burocratiche, antecedenti e successive, al fittizio matrimonio: dalle pubblicazioni al rito nuziale, sino alla fase finale allorquando, ottenuto l’illecito scopo, si procedeva alla separazione ed al divorzio.

I due wedding planner internazionali, tuttavia, non operavano da soli, potendo contare su una strutturata organizzazione, articolata su più livelli, con ruoli interscambiabili in funzione delle necessità:

  •  un primo livello, costituito da fidati collaboratori, tutti marocchini, E.H.O. cl. 83, E.Y. cl. 90, S.K.O. cl. 83, E.F.R. cl. 65, R.I. cl. 71 e E.A.E.H. cl. 78, incaricati:
    • di reclutare i falsi sposi (allorquando contattati da altri marocchini in cerca di una falsa sposa, i dialoganti si attivavano riferendosi alle donne italiane come “pecore” “…c’è un signore che mi ha chiesto se c’è qualche pecora…un signore qui a Messina, c’è un suo amico che vuole venire…”);
    • di curare l’adempimento delle procedure burocratiche relative alla preparazione del matrimonio e alle successive fasi necessarie per l’ottenimento della documentazione a favore dei cittadini extracomunitari.

In tale ambito, si inseriscono stabili riferimenti anche in territorio marocchino, deputati a coadiuvare l’attività di rilascio dei documenti necessari alla celebrazione dei matrimoni in Marocco, presso il Consolato Generale d’Italia a Casablanca, quali la cittadina marocchina Z.L. detta Sara cl. 69 e la figlia L.M. cl. 94;

  • un secondo livello, composto da affezionati testimoni di nozze e interpreti;
  • un terzo livello, infine, rappresentato da una fitta rete di soggetti italiani, principalmente donne, versanti in condizioni disagiate (“…perché il lupo quando ha fame esce dalla tana…”, così si esprimeva un indagato per sollecitare l’accettazione del matrimonio fittizio rivolgendosi ad una donna che mostrava segni di resipiscenza), che venivano coinvolte, dapprima, per essere destinate a false nozze, per poi, successivamente, divenire volano per nuovi illeciti affari, quali reclutatori di ulteriori soggetti da indirizzare verso ulteriori matrimoni falsi: gli italiani T.A. cl. 75, B.L. cl. 65, V.R. cl. 91, O.A. cl. 95, A.A. cl. 92, G.S. cl. 97, A.E. cl. 97.

Colpisce, sul punto, l’assoluta assenza di qualsiasi senso dello Stato da parte dei connazionali, i quali non esitano a minimizzare l’illiceità dei loro comportamenti, ritenendo come il tutto si riduca ad un mero “foglio” su cui apporre qualche firma, per far ottenere “la cittadinanza italiana” a chi non ne ha diritto.

In altre parole, le Fiamme Gialle peloritane hanno riscontrato come nulla venisse lasciato al caso, in una spirale infinita dell’illecito, sicuramente in essere dal 2016 e tuttora attivo.

Prima di giungere alla stipula del contratto di matrimonio, infatti, si riscontrava come gli organizzatori adottassero ogni possibile cautela per accreditare la fittizia convivenza dei novelli sposi: di qui la necessità di individuare un locale da adibire ad “abitazione coniugale”, in modo che entrambi i coniugi vi portassero la rispettiva residenza anagrafica.

A tal riguardo, erano gli stessi capi a dare consigli su come comportarsi con gli accertatori dei Vigili Urbani durante la verifica della convivenza.

Proseguendo, dopo la celebrazione del matrimonio, che non prevedeva, ovviamente, alcun festeggiamento (tranne per qualche sporadico caso in cui è stata simulata una festicciola fittizia), l’extracomunitario richiedeva il permesso di soggiorno al competente Ufficio della Questura di Messina. Il personale dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Messina, quindi, al fine di vagliare la richiesta, di norma, chiamava la coppia per rivolgere alcune domande in merito al loro rapporto, alla loro conoscenza e quant’altro utile a verificare la veridicità dell’unione coniugale. Anche su tale aspetto, forti del consolidato know how acquisito, gli organizzatori intervenivano direttamente, giungendo ad indottrinare i coniugi sulle risposte da fornire.

Finanche l’acquisto delle fedi nuziali, reperite al costo di 1 euro da negozi cinesi, era gestito dall’organizzazione, per essere poi fornite agli sposi.

Parimenti, si documentava come tutto avesse uno specifico costo standardizzato, secondo un tariffario prestabilito: 10.000,00 euro circa corrisposti dallo straniero all’organizzazione, in contanti o attraverso i servizi di Money Transfer, materialmente eseguiti da soggetti apparentemente non coinvolti nella vicenda ma contigui ai membri del sodalizio criminale; 2.000,00/3.000,00 euro allo sposo/a fittizio; somme inferiori per intermediari, testimoni di nozze ed interprete, il tutto per un giro d’affari documentato nel corso delle indagini pari ad oltre 160.000,00 euro.

Per il tramite dei competenti Uffici centrali del Comando Generale della Guardia di Finanza e del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, uno dei soggetti destinatari del provvedimento è stato localizzato in Germania, precisamente nella zona di Francoforte sul Meno, dove sono in corso analoghe operazioni a cura del collaterale organismo di polizia, con l’esecuzione di specifico Mandato d’Arresto Europeo richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina.

La fase esecutiva vede la partecipazione, altresì, delle unità cinofile del Gruppo della Guardia di Finanza di Messina e dell’elicottero “Volpe 311” della Sezione Aerea del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo.

In conclusione, con l’operazione odierna, il Tribunale, la Direzione Distrettuale Antimafia e la Guardia di Finanza di Messina, hanno assicurato alla giustizia due agguerrite organizzazioni criminali, connotate da “allarmante professionalità e vorticosa ripetitività”, dedite al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ovvero all’illecito ingresso/permanenza nel territorio dello Stato di soggetti non aventi alcun titolo idoneo, recuperando un ampio spazio di legalità, ora restituito alla collettività onesta.

FONTE: Guardia di Finanza – Comando provinciale di Messina

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