Incendi di Caronia: chiesto il rinvio a giudizio per i due Pezzino

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La Procura di Patti ha chiesto il rinvio a giudizio per Giuseppe Pezzino, 26 anni, e il padre, Antonino Pezzino, 55 anni, accusati di incendio, danneggiamento seguito da incendio, concorso in truffa aggravata e procurato allarme sociale.

Lo scorso marzo, indagini dei carabinieri della compagnia di Santo Stefano Camastra,al comando del capiotano Giuseppe D’aveni, avevano fatto luce su alcuni espisodi di incendi che si erano verificati a Caronia, nella frazione Canneto. Erano scattati gli arresti domiciliari per il figlio, per il padre, un avviso di garanzia.

I due, infatti, furono accusati in merito ai fatti che avevano diffuso il terrore nell’area che già dal gennaio 2004 era stata al centro di vari eventi incendiari, noti come i “roghi di Canneto di Caronia”.

I “fenomeni” avevano costituito oggetto di un procedimento iscritto a carico di ignoti dalla Procura di Mistretta, cui era seguito uno studio di un “gruppo interistituzionale d’osservazione“.

Per i danni provocati dagli incendi, alcuni abitanti avevano ottenuto dagli enti preposti cospicue somme di denaro a titolo di risarcimento.

Ma gli avvenimenti del 2004 e i conseguenti risarcimenti non rientrano nell’attuale procedimento, poichè si interruppero nel 2008.
Nel luglio 2014, èperò, nuovi roghi si manifestarono a Canneto di Caronia, riportando la frazione al centro di un rilevante interesse mediatico.
I Carabinieri hanno dunque deciso di perimetrare l’area con una serie di telecamere occultate in grado di fornire spunti per individuare come si sviluppassero i fenomeni.
I servizi di osservazione – integrati da altre indagini tecniche e tradizionali – erano pianificati in modo da garantire l’osservazione sulle cinque abitazioni attinte dagli eventi incendiari che, dal 14 luglio del 2014 fino all’ 8 ottobre 2014, si sviluppavano in abitazioni a schiera in via del Mare.
La prospettiva ha consentito di cogliere piccoli e grandi incendi avvenuti ogni giorno, a tutte le ore.

Un drammatico appuntamento che vedeva danneggiati beni, sia mobili che immobili, di proprietà di alcune famiglie. Si tratta di più di venti episodi, per i quali Giuseppe Pezzino,- da solo per alcuni e insieme al padre per altri – viene ritenuto responsabile.

Secondo gli investigatori dell’Arma, l’intento era di far crescere il livello d’attenzione mediatica ed istituzionale sui fatti.
Le azioni- sostiene l’accusa – non erano fini a se stesse, ma orientate a far credere – su loro esplicito suggerimento – che quelli fossero inspiegabili fenomeni di autocombustione, prospettando una ripresa degli anomali fenomeni incendiari e di presunto elettromagnetismo verificatisi nel 2004 nella frazione.
I due avrebbero indotto il Sindaco di Caronia ad emettere, a tutela della pubblica incolumità, delle ordinanze di sgombero di abitazioni, con lo scopo di far dichiarare lo stato di emergenza o comunque affinché la Regione siciliana riconoscesse la necessità di fronteggiare la situazione con idonee misure finanziarie, tramite somme di denaro a titolo di indennizzo o contributi di assistenza economica o risarcimenti danni, nonché ad ottenere nuove abitazioni.
Per i due indagati è stato chiesto il rinvio a giudizio.

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