Si è concluso con 3 condanne e 5 assoluzioni il processo in primo grado, svoltosi davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale, scaturito dalla inchiesta avviata sull’attività della agenzia di investigazioni “Il Detective, in particolare sul filone delle “talpe”. I giudici hanno condannato a 8 mesi, pena sospesa, Antonino Barbera, Giovanni D’Angelo e Daniela Corio. Assolti, perchè il fatto non sussiste: il vice prefetto Maria Gabriella Ciriago, Vincenzo Savasta, il funzionario amministrativo della prefettura Grazia La Malfa, e il carabiniere Riccardo Di Blasi. Assolto, per non aver commesso il fatto, anche Emanuele Corrado Galizia.
Le due funzionarie della Prefettura erano accusate di avere rivelato a Savasta l’esistenza di due denunce presentate da Daniela Corio a gennaio e febbraio 2008 contro di lui. L’episodio risale al 18 giugno 2008. Alla stessa data Barbera, dipendente della Prefettura, avrebbe comunicato a D’Angelo, che a sua volta avrebbe trasmesso a Daniela Corio ed Emanuele Galizia, informazioni su atti compiuti dalla Prefettura relativi alla società “Corio Antonino Il Detective srl”. Hanno difeso gli avvocati Nino Cacia, Carmelo Scillia, Salvatore Saccà, Franco Pustorino, Antonella Pustorino, Giuseppe Carrabba, Filippo Mangiapane e Giovanni Calamoneri.
L’avvocato Nino Cacia, che nel processo difende 2 degli imputati, Daniela Corio ed Emanuele Galizia, interviene con una nota: “Prendiamo atto di una sentenza che appare fortemente in contrasto con le aspettative di giustizia della signora Daniela Corio. Invero, quest’ultima – secondo quanto emerge dal contenuto del dispositivo – sarebbe stata condannata per aver chiesto ad un dipendente della prefettura di Messina alcune informazioni afferenti una richiesta amministrativa dalla stessa inoltrata (e della quale avrebbe dovuto successivamente conoscere l’esito). Attendiamo quindi di conoscere le motivazioni per la valutazione del probabile atto di appello.”
(237)