Gotha 6. Quei 17 omicidi che fanno del clan di Barcellona l’Antistato

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Il sesto colpo al ‘cuore’ della mafia barcellonese è scattato all’alba di oggi con l’operazione Gotha 6. Per 6 volte, la DDA di Messina, sostituti procuratori Angelo Cavallo e Vito di Giorgio,dal 2011 ad oggi, ha scosso un sistema consolidato, strutturato gerarchicamente, di una ferocia da manuale del crimine.
I carabinieri del Ros, quelli del comando Provinciale di Messina, nucleo operativo comandato dal maggiore Ivan Boracchia, hanno notificato 13 misure cautelari, 10 notificate a soggetti già detenuti; una, in Belgio, su mandato di cattura europeo; 2 sul territorio messinese.

Tra i raggiunti in carcere dal provvedimento, anche Giuseppe Gullotti, storico leader della mafia barcellonese. Gli altri destinatari sono esponenti di spicco dello stesso sodalizio criminale, accusati di una serie di efferati omicidi commessi tra il 1993 ed il 2012 nell’hinterland di Barcellona.

A supporto delle indagini le rivelazioni di 5 collaboratori di Giustizia, tra questi il pentito d’eccellenza della mafia barcellonese, Carmelo D’amico.

Questi gli omicidi per i quali è scattata l’ordinanza emessa dal gip Giovanni De Marco e la ricostruzione degli inquirenti:

1) triplice omicidio di RAIMONDI Sergio, MARTINO Giuseppe e GERACI Giuseppe (Barcellona, 4 giugno 1993). L’azione sarebbe stata organizzata per punire le tre vittime, le quali commettevano furti nell’area di Barcellona senza l’ok dell’organizzazione locale;

2) omicidio di PELLERITI Domenico (Terme Vigliatore, 24 luglio 1993). Pelleriti sarebbe stato sospettato di una serie di furti ai danni di un commerciante di vendita di ceramiche, da qui Giuseppe Gullotti, al tempo al vertice dell’organizzazione barcellonese, cui si era rivolto il derubato, avrebbe deciso di punire il presunto autore con la morte. Secondo la ricostruzione fornita dai collaboratori, la vittima avrebbe stata toprturata per indurla a confessare il furto, al termine,Gullotti gli avrebbe concesso un’ultima sigaretta prima di dare l’ok all’esecuzione;
3) omicidio di DA CAMPO Salvatore (Terme Vigliatore, 2 febbraio 1995), sospettato di aver fornito ai Carabinieri indicazioni sul nascondiglio di CALDERONE Antonino (all’epoca ricercato);

4) omicidio di GRASSO Carmelo (Falcone, 10 aprile 1995), ucciso perché si riteneva avesse avviato rapporti criminali con soggetti catanesi nella zona di Oliveri (ME), con ciò sminuendo il prestigio e l’autorità della locale organizzazione mafiosa;

5) omicidio di IANNELLO Felice (Falcone, 5 marzo 1996). Si riteneva che la vittima spacciasse stupefacenti, anche a soggetti minorenni, nella zona di Barcellona senza autorizzazione del clan;

6) omicidio di FICARRA Fortunato (S. Lucia del Mela, 1 luglio 1998), ucciso perché avrebbe infastidito alcune donne all’intero di un esercizio commerciale locale;

7) omicidi di MILICI Mario (Barcellona, 19 agosto 1998), ucciso perché il vertice barcellonese lo accusava di trattenere per sé i proventi delle estorsioni e del gioco d’azzardo. L’agguato sarebbe iniziato presso una stalla nella disponibilità della vittima che, benché ferita, sarebbe riuscito a fuggire a piedi per un breve tratto. Raggiunto e immobilizzato dagli assassini, veniva ripetutamente colpito con la canna del fucile fino a trapassargli il collo;

8) omicidio di SBOTO Antonino (Barcellona, 3 maggio 1999), ritenuto responsabile di alcuni furti non autorizzati dalla famiglia barcellonese, uno dei quali ai danni della sorella di un esponente del sodalizio. L’esecuzione avvenne secondo una precisa e agghiacciante simbologia mafiosa: dopo l’esplosione di due colpi di pistola alla testa, gli furono amputate entrambe le mani. Il cadavere venne fatto ritrovare il giorno dopo con una telefonata anonima ai Carabinieri.

9) omicidio di CATALFAMO Giovanni (Barcellona, 29 settembre 1998). Catalfamo sarebbe stato ucciso perché l’attività di usura a lui attribuita non era tollerata dall’organizzazione mafiosa barcellonese;

10) omicidio di DI PAOLA Giovanni (Brolo, 6 ottobre 1995). La vittima era sospettata di aver sottratto delle somme dalle casse di una società operante nel settore del calcestruzzo, sulla quale convergevano gli interessi di esponenti mafiosi barcellonesi;

11) omicidio di MAZZÙ Nunziato (Oliveri, 13 dicembre 2005), soppresso perché si temeva potesse divenire collaboratore di giustizia;

12) omicidio di TRAMONTANA Domenico (Barcellona, 14 giugno 2001). I vertici dell’organizzazione criminale barcellonese avrebbero saputo dell’intenzione del Tramontana di voler eliminare Carmelo Bisognano, all’epoca organico alla famiglia barcellonese e a capo dell’area di Mazzarrà S. Andrea, attualmente collaboratore di giustizia;

13) omicidio di DE PASQUALE Carmelo (Barcellona, 15 gennaio 2009), ucciso perché si riteneva volesse eliminare Carmelo D’Amico per prenderne il posto in seno al gruppo;

14) omicidio di ISGRÒ Giovanni (Barcellona, 1 dicembre 2012), che aveva militato nella fazione perdente facente capo a Giovanni Perdichizzi, a sua volta ucciso;

15) omicidio di MAZZA Carmelo (Milazzo, 27 marzo 2009), accusato di praticare attività estorsiva senza l’autorizzazione del gruppo. L’uccisione di Mazza venne ripresa dalle telecamere della palestra dalla quale era appena uscito e testimonia l’estrema freddezza e le capacità militari del gruppo di fuoco impiegato nell’occasione: l’auto condotta dai killer affiancava la vettura della vittima che veniva raggiunta da un primo colpo di fucile. Perdeva, quindi, il controllo del mezzo e sfondava il cancello di recinzione della palestra, andando a schiantarsi sul muro. Qui veniva raggiunta dagli assassini che la finivano con diversi colpi d’arma da fuoco;

16) tentato omicidio di GIAMBÒ Carmelo, (Barcellona, 3 marzo 2011). Giambò era accusato di trattenere per sé i proventi estorsivi raccolti per conto della famiglia ed inoltre si temeva che potesse iniziare a collaborare con gli inquirenti. Al termine di un concitato inseguimento per le vie cittadine, durante il quale i killer esplodevano numerosi colpi d’arma da fuoco contro l’auto sulla quale viaggiava, Giambò – che è tra i destinatari dell’ordinanza, poiché gravemente indiziato di due degli omicidi trattati – riuscì a salvarsi nella caserma dei Carabinieri di Barcellona.

Tra gli omicidi sui quali c’è ancora del lavoro da fare per inquirenti, quello del giornalista Beppe Alfano, assassinato a Barcellona nel gennaio 93. Una morte decisa a tavolino per eliminare un cronista scomodo, su mandato del boss Gullotti, già condannato a 30 anni. Per quel delitto- ha detto oggi il procuratore capo Guido Lo Forte – non ci sono ancora i nomi delgi esecutori materiali.

Questi i nomi delle persone raggiunte da misure cautelari nell’ambito della operazione Gotha 6:

1. CALDERONE Antonino, nato a Barcellona il 27.05.1988;

2. CALIRI Angelo, nato a Barcellona il 21.04.1967;

3. MAZZAGATTI Pietro Nicola, nato a Santa Lucia del Mela il 06.12.1960;

4. CALABRESE Tindaro, nato a Novara di Sicilia il 03.09.1973;

5. CALDERONE Antonino, nato a Barcellona il 18.08.1975;

6. CHIOFALO Domenico, nato a Barcellona il 30.09.1985;

7. CHIOFALO Salvatore, nato a Barcellona il 26.09.1989;

8. DI SALVO Salvatore, inteso Sam, nato a Toronto (Canada) il 08.03.1965;

9. GIAMBÒ Carmelo, nato a Barcellona il 23.07.1971;

10. GULLOTTI Giuseppe, nato a Barcellona il 10.10.1960;

11. MICALE Aurelio, nato a Barcellona il 30.04.1978;

12. RAO Giovanni, nato a Castroreale il 20.04.1961;

13. TRIFIRO’ Carmelo Salvatore, nato a Barcellona l’11.05.1972.

( nella foto Giuseppe Gullotti)

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