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False assunzioni per ottenere soldi pubblici: truffa da 200mila euro nel messinese – VIDEO

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Creavano società fittizie con l’obiettivo di ottenere i contributi dello Stato per le assunzioni: di questo sono accusati i sei imprenditori e il consulente del lavoro finiti nel mirino della Guardia di Finanza con l’accusa di truffa ai danni dello Stato e indebita percezione di erogazioni pubbliche per 200mila euro. I dettagli delle indagini delle Fiamme Gialle.

I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina stanno dando esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto che dispone la misura interdittiva del divieto temporaneo di svolgere attività professionale o imprenditoriale, per la durata di un anno, nei confronti di un consulente del lavoro e sei imprenditori, formalmente attivi in svariati settori economici e con sedi in paesi della costa tirrenica messinese, ritenuti responsabili, secondo ipotesi d’accusa, del reato di truffa aggravata ai danni dello Stato.

Il provvedimento cautelare interviene nella fase delle indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare riscontro nei successivi gradi di giudizio, nel rispetto della presunzione di innocenza di cui all’art. 27 della Costituzione.

In particolare, le Fiamme Gialle della Compagnia di Milazzo e della Tenenza di Barcellona Pozzo di Gotto, coordinati dal Gruppo della Guardia di Finanza di Milazzo, hanno scoperto un articolato disegno criminoso, ideato per ottenere indebiti vantaggi fiscali, compensi e indennità, manifestando assunzioni fittizie di lavoratori.

Nel dettaglio, i sei imprenditori indagati, con la determinante partecipazione di un consulente del lavoro, hanno consapevolmente creato le società oggetto d’indagine, risultate assolutamente improduttive e prive di alcuna struttura aziendale, al solo fine di instaurare i fittizi rapporti di lavoro scoperti, anche di breve durata, comunque sufficienti a giustificare le illecite richieste di indennità contributive in pregiudizio del sistema previdenziale nazionale e dell’Erario.

Le investigazioni, sviluppate in collaborazione con gli Ispettori dell’Inps, hanno preso il via dal monitoraggio di alcune imprese che, in modo anomalo, beneficiavano di cospicue agevolazioni previdenziali, con particolare riferimento al cosiddetto “bonus Renzi”.

Le false assunzioni consentivano, poi, di giustificare, in un secondo momento, l’indebita percezione dei contributi assistenziali a sostegno del reddito, legati alle indennità Covid-19 e principalmente alla cosiddetta NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego). Quest’ultima consiste in una prestazione sociale che serve a garantire una tutela economica ai lavoratori subordinati che hanno perduto involontariamente l’occupazione, garantendogli la corresponsione del 75% della retribuzione media mensile degli ultimi quattro anni.

Sulla base degli accertamenti eseguiti e salvo i successivi pronunciamenti dell’Autorità Giudiziaria, le indagini hanno altresì evidenziato come la procedura messa in piedi consentisse, in aggiunta, l’ulteriore vantaggio di fornire l’opportunità di costituire, in capo ad alcuni lavoratori, una propria posizione contributiva, tale da permettere la fruizione, in futuro, addirittura della pensione. Complessivamente, nell’ambito dell’intera indagine, sono state segnalate alla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto ben 51 persone.

Alla luce del grave quadro indiziario raccolto, il G.I.P. del Tribunale di Barcellona, su richiesta della locale Procura della Repubblica, riconoscendo la “peculiarità del meccanismo fraudolento prefigurato e la sua predisposizione all’evidente ed esclusivo illecito fine di ottenere le peculiari erogazioni assistenziali a vantaggio di un cospicuo numero di beneficiari”, ha pertanto disposto, nei confronti del professionista e degli imprenditori coinvolti, l’applicazione della misura interdittiva del divieto temporaneo di svolgere attività professionale o imprenditoriale per la durata di un anno.

Parimenti, è stato applicato nei confronti di gran parte degli indagati il sequestro delle somme indebitamente percepite a seguito della fraudolenta predisposizione dei rapporti di lavoro inesistenti, per un ammontare di circa € 200.000,00.

L’operazione conferma ulteriormente il costante impegno della Guardia di Finanza, quale unica forza di polizia a competenza generale in materia economico-finanziaria, a tutela del corretto impiego delle risorse pubbliche, atteso che l’indebito accesso a prestazioni assistenziali ed a misure di sostegno del reddito genera iniquità e mina la coesione sociale, vieppiù nel periodo attuale di significativa crisi economica ed in cui maggiore è la necessità che le risorse pubbliche vadano a vantaggio di chi ne ha davvero bisogno.

FONTE: Guardia Di Finanza – Comando Provinciale Messina

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