Arrestato lo scafista dell’ultimo sbarco migranti. Ne arrivano altri 328

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È uno lo scafista individuato e arrestato dagli agenti della Squadra Mobile, a seguito dello sbarco del 4 maggio in città di migranti, di varie nazionalità ed etnie, che, dopo essere stati soccorsi in acque internazionali dalla nave della Marina Militare “Michele Fiorillo”, hanno raggiunto il molo Marconi.

L’attività investigativa avviata dalla Squadra Mobile, con acquisizione di testimonianze e riscontri, ha permesso di identificare e arrestare Massaoud Romdhane, tunisino di 50 anni, ritenuto responsabile di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I migranti hanno raccontato le varie fasi che hanno preceduto il viaggio indicando l’uomo che ha condotto lo scafo per tutta la traversata.

In particolare, l’indagine ha permesso di stabilire che i profughi, dopo aver pagato una somma pro capite di circa 1500 dollari o 900 dinari libici, sono partiti dalla costa libica.

Queste le testimonianze di alcuni migranti ieri soccorsi:

“Alla fine del mese di aprile scorso, ho preso contatti con un soggetto di nazionalità libica, dopo una settimana ho consegnato la somma 900 dinari libici e lo stesso giorno sono stato prelevato presso la mia abitazione in Zuara, con un camion frigorifero, nel cui interno vi erano altre persone, credo più di 100. Dopo due ore di viaggio, siamo giunti in una specie di fattoria vicino al mare…Nella notte tra venerdì e sabato, alle 4.00 circa, un uomo di nazionalità libica a piedi ci ha condotto fino al mare e lì con delle piccole barche siamo stati trasportati sul barcone che successivamente ha preso il largo. Il barcone in un primo momento è stato condotta da un libico, il quale successivamente è salito su una piccola imbarcazione che la seguiva, lasciando il comando del barcone ad altri. Il libico lasciando il barcone ha spiegato ad un soggetto tunisino come si manovrava la barca…Dal momento in cui il tunisino ha preso il comando del barcone fino a quando siamo stati soccorsi in mare aperto sono trascorse circa 8/9 ore”.

“Circa un anno addietro ho lasciato il mio paese, insieme a mia moglie, per raggiungere la capitale sudanese dove ho vissuto fino al 6 aprile del corrente anno. Quindi viaggiando sempre con mia moglie, ho raggiunto la Libia attraversando per 5 giorni il deserto, raggiungendo la città di Agedabia, dove sono stato chiuso all’interno di una casa, insieme a mia moglie ad altre persone sia di nazionalità eritrea che di altre nazionalità. All’interno di questa abitazione eravamo circa 110-120 persone. Qui per il viaggio, i nostri familiari hanno pagato $ 1.500 per ognuno di noi versandoli ad una agenzia di intermediazione finanziaria. Dopo altri 5 giorni circa, verso mezzanotte, è arrivato un uomo di nazionalità libica il quale ci ha fatto salire all’interno di un container posizionato su un camion. Dopo circa 12 ore di viaggio abbiamo raggiunto Tripoli. Preciso che i $ 1500, per come riferito da coloro che effettuavano il trasporto erano relativi al viaggio dal Sudan alla Libia; giunti a Tripoli, ci sono stati chiesti altri $ 200 per ognuno di noi, per effettuare il viaggio fino all’Italia. Da Tripoli, dopo aver cambiato mezzo di trasporto, un altro camion, siamo stati trasportati fino alla spiaggia. Nella spiaggia, vi era una altra abitazione, dopo siamo stati concentrati tutti, siamo stati divisi uomini e donne e qui siamo rimasti per circa 10 giorni. Alle 03.00 nella notte tra venerdì e sabato, (1-2 maggio 2015), è arrivato un uomo di nazionalità libica, che ci ha condotti in spiaggia. Qui siamo stati imbarcati su piccoli barconi che ci ha condotti alla barca più grande che è la stessa di quella soccorsa in mare. Il barcone sul quale siamo stati soccorsi è stato sempre pilotato da un cittadino tunisino”.

“Prima di intraprendere il viaggio, ho conosciuto un libico nella città di Zuara, non so il nome, il quale mi ha proposto il viaggio per l’Italia, dietro il compenso di $ 1500 a testa, ho pagato $ 3000 in totale per me e per mia moglie. Nello stesso giorno ho consegnato la somma di denaro richiesta. Quindi dopo una settimana ho atteso per strada insieme a mia moglie il passaggio di un camion frigorifero il quale, insieme ad un altro centinaio di persone presenti sul mezzo, ci ha condotti in una casa nelle immediate vicinanze della spiaggia. Il viaggio da casa mia alla casa a mare è durato circa un’ora. In questa casa vi erano tutte le persone che successivamente sono state soccorse a bordo del barcone. In questa casa siamo rimasti circa una settimana e il giorno 2 maggio u.s., in ore notturne, tutte le persone presenti nella casa, siamo stati condotti a piedi sulla spiaggia, dove con delle barche di piccole dimensioni, siamo stati traghettati sul barcone che successivamente era soccorso in mare. Il barcone nel primo tratto di viaggio in mare è stato condotto da un uomo di nazionalità libica. Il libico ha condotto il natante in mare aperto per circa 3-4 ore e accanto a lui durante questo tragitto vi era sempre un soggetto di nazionalità tunisina. Quindi una barca di piccole dimensioni che ci seguiva da lontano, condotta da un altro libico si è avvicinata a noi e il libico che conduceva il barcone sul quale mi trovavo, passava a bordo dell’altra imbarcazione allontanandosi. Prima di salire a bordo dell’altro natante, il libico passava il comando al tunisino…il tunisino ha condotto il barcone per circa 8-9 ore fino a quando non siamo stati soccorsi”.

“Circa due mesi addietro ho lasciato l’Eritrea a piedi per raggiungere il Sudan. Poi tramite passaggi sono giunto in Libia. Al confine tra il Sudan e la  Libia alcune persone mi hanno tolto tutti gli oggetti in mio possesso compreso un telefono mobile. In Eritrea ero docente di Economia. Sono stato preso da alcune persone e chiuso in una fattoria dove alcuni Eritrei hanno contattato la mia famiglia che, mediante money transfer, ha pagato 1.600,00 dollari U.S.A. per farmi venire in Europa. Così venerdì notte con alcune autovetture siamo stati portati in una spiaggia. Alcuni libici dicevano che eravamo a Tripoli, ma non ne ho la certezza. Sono salito su un barcone, lo stesso su cui mi hanno poi trovato i soccorritori. Per un tratto la barca è stata guidata da un libico che poi, mediante una piccola imbarcazione si è allontanato lasciandoci in mare aperto. Dopo che il libico è sceso un tunisino che era imbarcato con noi ha preso il comando della nave…siamo partiti dalla Libia alle 4.00 di sabato. Abbiamo viaggiato tutto il sabato e nel pomeriggio siamo stati raggiunti dalla guardia costiera italiana che ci ha soccorso”.

 

Massaoud Romdhane, oggi, è rinchiuso nella locale Casa Circondariale, a disposizione del Sostituto Procuratore, Stefania La Rosa.

Nel frattempo continua, senza sosta, l’attività di identificazione e foto-segnalamento svolta dagli operatori della Polizia Scientifica e dell’Immigrazione della Questura di Messina. Intanto, per trovare posto ai migranti sbarcati lunedì, circa 150, già ospitati nelle strutture cittadine, sono stati trasferiti in Sardegna con un volo charter, accompagnati dai poliziotti.

Stamane un nuovo sbarco. Sono iniziate, al molo Marconi, le operazioni di soccorso di 328 migranti, di varie etnie, aiutati in mare dalla nave militare islandese “TYR”. Al momento è stata segnalata la presenza di 35 donne, di cui 5 in stato di gravidanza e circa 40 minori.

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