Anche quest’anno, Messina celebra i Camiciotti, i giovani volontari siciliani che difesero la città dall’attacco delle truppe borboniche, durante la Rivoluzione siciliana del 1848. La commemorazione è organizzata dall’Associazione “La Sicilia ai Siciliani”. «Non si può che essere grati – ha detto l’assessore alla Cultura Enzo Caruso – all’Associazione “La Sicilia ai Siciliani” che da anni promuove questa importante pagina di storia, nella quale la nostra Messina risulta protagonista nel Risorgimento Italiano. I Camiciotti rappresentano, per i giovani di oggi, un esempio di ragazzi che, con spirito di sacrificio e fortemente motivati, anteposero alla loro vita la difesa degli ideali di libertà per i quali avevano combattuto.
Penso – continua Caruso – al valore che andrebbe dato alle tante manifestazioni giovanili di protesta, attraverso la conoscenza e la condivisione collettiva delle motivazioni che le hanno generate, ancora prima di scendere in piazza o di occupare una scuola. Ritengo che questo sia un ottimo spunto di riflessione per insegnanti ed educatori, da affrontare con i ragazzi verso cui si svolge un’azione educativa». (in foto, alcuni componenti dell’Associazione “La Sicilia ai Siciliani” alla commemorazione del 2021)
I Camiciotti e le 5 giornate di Messina
La celebrazione è in programma per mercoledì 7 settembre, con partenza alle 18:30 da Largo Giacomo Minutoli, da qui si procederà a piedi verso Piazza Duomo, si passerà verso le antiche Mura difensive del Tirone, per poi arrivare a Largo Seggiola: luogo simbolo dei Camiciotti: proprio qui, infatti, i giovani messinesi combatterono fino allo stremo, e pur di non arrendersi si gettarono nel pozzo del Monastero di San Placido di Calonerò, i cui ruderi sono ancora custoditi nel cortile interno della Casa dello Studente di Messina.
«Quando gli assalitori ormai dilagavano dentro la Maddalena, – scrive l’Archivio Storico di Messina – i giovani volontari, detti Camiciotti dal nome delle bluse colorate che indossavano, preferirono morire buttandosi dentro un pozzo, anzi che arrendersi. Il monastero fu dato alle fiamme con furia barbarica e distrutto irreparabilmente. L’aspetto più drammatico di quell’incendio fu la distruzione, quasi totale, della biblioteca e di altre opere d’arte. In tal modo la città di Messina, già martoriata da lutti e rovine, dovè tollerare anche il brutale incendio dell’elemento culturale presente, in gran copia, nel monastero benedettino». Chiuderà la commemorazione dei Camiciotti una rappresentazione dei Pupi Siciliani, a cura del Maestro Tommaso Giannetto. La voce narrante sarà quella dello storico Gianluca Castriciano.
(In foto, tavola del libro – “La Italia storia di 2 anni 1848-49” di Candido Augusto Vecchi)
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