Nuova protesta a Messina contro il sindaco Cateno De Luca. Questa notte, in diverse zone della città, sono camparsi striscioni per dire NO alle «modalità comunicative adoperate dal Sindaco». Dagli ormai famosi blitz all’ultima seduta del Consiglio Comunale sul Cambio di Passo, le frasi riportate sugli striscioni sono un chiaro messaggio provocatorio verso il primo cittadino e i suoi modi ritenuti “troppo accesi”. Chi sono gli autori di questa protesta? Le Scatenate dello Stretto che, in un comunicato che riportiamo di seguito in maniera integrale, spiegano il perchè di questo gesto.
«Siamo stanche delle modalità comunicative adoperate dal Sindaco e crediamo fermamente che il suo linguaggio non ci rappresenti, che non possa in alcun modo rappresentare la società in cui viviamo e, soprattutto, quella in cui vorremmo vivere.
Siamo stanche della veemenza e della violenza con cui il Sindaco si rivolge nei confronti delle persone che non assecondano il modello di cittadina o cittadino “per bene” da lui stesso forgiato. Un modello dalle caratteristiche inesistenti, che giova solo ad alimentare divisioni e distinguere tra buoni e cattivi, legali e illegali, virtuosi e viziosi. Lì ove la virtù è data, naturalmente, dalla prossimità al Sindaco e al suo progetto.
La nostra non è una comunità immaginata. La nostra è una comunità reale, di uomini e di donne in carne e ossa, che vivono sulla propria pelle gli effetti delle disparità e delle disuguaglianze economiche, sociali e di genere. E che come tali esigono l’attenzione e il massimo rispetto dalle istituzioni.
Con queste motivazioni diciamo che non possiamo più accettare che il Sindaco faccia di questi uomini e di queste donne – reali e spesso in conflitto con lui – il suo bersaglio quotidiano. Non possiamo accettare più che si rivolga a queste persone utilizzando epiteti violenti e offensivi o che le ritragga (concretamente e metaforicamente) come degli scarti che nuocciono al suo personalissimo progetto e alla sua ambizione. Alla costruzione, cioè, di una città fatta a sua immagine, che altro non sia che lo specchio dei suoi desideri e il riflesso della sua personalissima e ristretta visione di una città e della società che la abita. Un progetto angusto per cui è disposto anche a violare la privacy degli individui e a metterli alla gogna dei social network.
Post, fotografie, video e blitz hanno preso il posto della consueta attività giudiziaria e delle verifiche che ne discendono, con il risultato che le persone coinvolte subiscono gli effetti dello stigma e della criminalizzazione, prima ancora che responsabilità e circostanze siano definitivamente accertate.
Ciò ha fatto sì che chiunque, in tutti questi 18 mesi, si sentisse autorizzato a riprendere, fotografare, insultare e criminalizzare l’altro: vicini/e, concittadini/e, passanti, automobilisti, dipendenti pubblici e lavoratori/trici informali.
Il clima di odio e di intolleranza che si respira di questi tempi in città ha letteralmente inquinato il piano comunicativo e delle relazioni, mettendo gli uni e le une contro gli altri, costruendo divisioni che in alcun modo aiutano a sconfiggere i problemi e le disparità economiche da cui questa città è afflitta, ma al contrario lasciano totalmente inalterati gli equilibri che hanno condotto alle criticità che noi tutti/e giornalmente sperimentiamo.
Siamo convinte che questa città per risollevarsi non abbia bisogno di gogne e bastonate mediatiche, ma di lavoro, di servizi, di uguaglianza, di giustizia sociale e di una cultura del rispetto. Ed è per questo che ci batteremo con tutte le nostre forze affinché nessuno/a in questa città possa sentirsi un nemico, un reietto, un escluso, uno scarto da gettare.
Ed è per questo, infine, che rivendichiamo il gesto simbolico di annullare le differenze, mettendoci dalla stessa parte di chi subisce gli attacchi, l’intolleranza e ogni forma di discriminazione possibile. Prima le persone. Prima i diritti. Prime l’uguaglianza e la solidarietà. Ce n’est qu’un debut continuons le combat… ».
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