«Messina è il cuore Mediterraneo, il centro tra nord e sud del mondo, tra oriente ed occidente. Messina è stata, nella storia, luogo di scontri ma deve diventare un luogo di incontro. Propongo a tutti voi di costruire insieme un’università della pace a Messina, dove i ragazzi di tutto il mondo possano vivere in fratellanza, studiando e portando soluzioni ad un mondo che deve essere completamente diverso da quello che abbiamo costruito fino ad oggi». E’ questa la proposta Renato Accorinti all’Onu, presentata ieri durante il suo discorso all’Onu, in occasione dell’incontro “Uno sguardo sullo sviluppo della cooperazione economica e sociale nell’area del Mediterraneo”.
Un discorso pieno di speranza quello del sindaco di Messina, la speranza del cambiamento finalizzato a dare alle future generazioni un mondo migliore di quello in cui viviamo adesso. Ma cosa è necessario cambiare? Bisogna riuscire a bloccare ed invertire la rotta che le nazioni stanno percorrendo in questo momento, una rotta che punta ad un solo obiettivo: voler prevalere sull’altro, volersi arricchire a discapito di un altro. Così nascono gli scontri. Così nascono le guerre.
«Solidarietà e fratellanza – sottolinea Accorinti all’Onu – sono alla base della pace fra i popoli. Il mondo, invece, è abituato alle divisioni: l’uomo contro l’uomo, le nazioni contro le nazioni. Il nazionalismo ha portato l’individuo a vedere negli altri degli avversari. Le diversità, invece, sono qualcosa di straordinario, di bello ma i diritti devono essere uguali per tutti».
L’università della Pace, quindi, sarebbe la testimonianza concreta che persone di nazionalità, cultura e religione diversa, possono convivere ed essere portavoce degli stessi diritti e degli stessi valori. Valori universali come, appunto, la pace.
«Cambiare il mondo non è facile, vuol dire iniziare un percorso enorme, che punta a cambiare la cultura e l’educazione di ogni singola persona – conclude Accorinti. In questo percorso un ruolo fondamentale lo ricopre la scuola. La scuola è il posto in cui tutti i bambini possono diventare uomini e donne liberi, che lottano per i diritti di tutti».
(761)