Dopo una lunga attesa, la Variante di Salvaguardia, altrimenti detta “Salvacolline”, è approdata nei giorni scorsi in Consiglio Comunale. La discussione, però, si è conclusa con un nulla di fatto.
A seguito delle numerose polemiche aperte dalla diffusione di un documento firmato da diverse sigle sindacali e associazioni di categoria in cui viene messa in dubbio la validità dalla Variante di Salvaguardia, l’assessore Sergio De Cola ancora una volta torna sull’argomento per fare chiarezza.
Di seguito i punti chiariti dall’Assessore all’Urbanistica per fugare ogni dubbio.
Impatto della Variante sul lavoro edile
Secondo chi si oppone al provvedimento, la Variante avrebbe un impatto negativo sul comparto edile, in quanto lo indebolirebbe e toglierebbe lavoro. L’assessore De Cola risponde a queste critiche sottolineando che, al contrario, puntando alla mitigazione dei rischi, si creerebbero le condizioni ideali per intercettare finanziamenti sia a livello nazionale che europeo.
«Le ipotesi di sviluppo e di riqualificazione delle periferie auspicate nel documento – specifica l’assessore – sono state già in parte già avviate con il progetto Capacity e sono contenute nel nuovo PRG (Piano Regolatore Generale), il cui schema preliminare sarà presentato entro marzo. La Variante, seguendo il principio di precauzione, anticipa gli aspetti di tutela e mitigazione del rischio».
Piano Territoriale Paesaggistico (PTP)
Per quel che riguarda il Piano Territoriale Paesaggistico (PTP), quest’ultimo, precisa l’Assessore, non è presente all’interno della Variante perché è stato ideato a marzo 2017, quando il Salvacolline aveva già ottenuto le approvazioni ed era stato presentato in Consiglio. Di conseguenza, non poteva più essere modificato.
«IL PTP – aggiunge Sergio De Cola – è, ovviamente, recepito all’interno nuovo PRG, e comunque è anche già stata fatta una sovrapposizione con la Variante. Buona parte delle aree del sito Q sono vincolate anche dal Piano Territoriale Paesaggistico quindi, anche in assenza dell’azione del “Salvacolline”, in quelle zone c’è già un forte contenimento delle attività edilizie».
Microzonazione sismica
La questione della microzonazione sismica, spiega l’Assessore, non è di competenza Comunale ma Regionale. Al momento, aggiunge, la Regione dispone per il nostro territorio di uno studio di primo livello: «Recentemente sono stati appaltati gli studi per arrivare al livello 3 anche nella città di Messina. Il tempo necessario per la realizzazione di questi studi sarà verosimilmente di 2 o 3 anni. Non appena questi saranno disponibili, grazie alla struttura della Variante, che prevede un’articolazione in “livelli”, sarà possibile aggiornarla inserendo, appunto, questo nuovo livello di conoscenza».
Possibili contenziosi
Per quel che riguarda i possibili contenziosi derivanti dai diritti edificatori che verrebbero cancellati a causa della Variante, come spiega l’assessore all’Urbanistica, si tratta di un problema che esiste in tutta la Sicilia e riguarda tutti i Piani Urbanistici, per via l’attuale regime normativo (LR71/78). Anzi, aggiunge: «Proprio per la Variante, l’istituzione del registro dei volumi creato dalla precedente Amministrazione minimizza e forse elimina del tutto questo problema».
«La Variante, essendo uno strumento semplice e di facile attuazione – conclude Sergio De Cola – anticipa il PRG per le azioni tendenti alla messa in sicurezza delle aree attualmente considerate a rischio. Interviene su una piccola porzione dei territori e consentirà di presentarsi al meglio nei prossimi bandi di finanziamento per la messa in sicurezza dei territori e dell’edilizia esistente. Dire che la Variante è un documento non approvabile è un’affermazione grave e equivale a dire che si accetta di continuare a costruire in aree a rischio».
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Egregio Assessore
mi dispiace contraddirla ma ritengo assolutamente errato il suo pensiero
1. affermare che la variante di salvaguardia ci torni utile per ottenere finanziamenti pubblici equivale a dire che si intende programmare lo sviluppo economico della città unicamente sui finanziamenti regionali, statali e comunitari e non certo sul libero mercato
finanziamenti che naturalmente arriveranno con il contagocce e per quanto ne possano arrivare certamente non potranno mai sostenere da soli una città
a mio avviso i finanziamenti pubblici sono certamente fondamentali e devono essere intercettati da parte di un’amministrazione
ma servono unicamente come ausilio per specifici casi
ormai, anche i paesi dell’est, si sono convertiti al libero mercato
caso mai sta alla politica individuare il giusto rapporto tra l’interesse privato ed il pubblico
e quindi favorire tutti quegli interventi dei privati che comunque portino anche un beneficio alla collettività
2. nella nostra città c’è molto da fare nei prossimi decenni per quanto concerne la rigenerazione urbana
noi dobbiamo prendere esempio dalle altre città che hanno individuati dei meccanismi privatistici sostenibili
ma Lei pensa veramente di poter ricostruire edifici e quartieri della città nei prossimi decenni con i soldi pubblici?
di poter eseguire interventi di messa in sicurezza di migliaia di fabbricati sempre senza l’intervento del privato?
non ne abbia a male, mi sembra un ipotesi a dir poco surreale
3.la variante generale interviene su una piccola porzione dei territori è totalmente errato; 2.500.000 di metri cubi da eliminare e spostare, giusto o sbagliato che sia, equivalgono, ipotizzando un indice di edificabilità medio pari a mc/mq. 1,5, a circa 1.600.000 mq. di terreno, cioè 1,6 kmq di territorio
4. “Dire che la Variante è un documento non approvabile è un’affermazione grave e equivale a dire che si accetta di continuare a costruire in aree a rischio” è errato ed anche offensivo nei confronti di noi professionisti (ingegneri ed architetti) così come dei colleghi funzionari degli uffici, preposti al controllo, atteso che sussistono di già strumenti sovraordinati al prg, quali PAI e Piano di gestione della ZPS, che non possimo non rispettare
ed inoltre, ancor quando il PAI, come sostenuto correttamente dai geologi, non fosse in taluni casi aggiornato, la informo che la vigente normativa sismica impone indagini in situ, che superano quindi anche le indicazioni dello stesso PAI
5. Non è del tutto vero che le aree a rischio idrogeologico debbano essere inedificabili; atteso che il rischio si misura con una scala che va da 1 a 4, nei casi meno rilevanti la messa in sicurezza preventiva può rivelarsi più efficace
6. L’abbandono del territorio, notoriamente, è la prima causa del dissesto; quindi il problema non è l’eventuale edificazione, ma comprendere che una corretta edificazione può tornare utile
7. infine ribadisco quanto ho già detto da tempo: esulando da valutazioni tecniche, questa amministrazione ha valutato le conseguenze economiche sul bilancio e sul piano di riequilibrio atteso che, senza dubbio alcuno, i proprietari non pagheranno più l’IMU sulle aree edificabili che vengono declassificate? A mio avviso mancheranno alcuni milioni di euro l’anno.
Le ricordo, a tal proposito, che la delibera della Giunta Municipale n. 113 del 14.2.2017 – delibera di presa d’atto della Variante – al punto 5. evidenzia:”Dare atto che dal provvedimento allegato potrebbero derivare effetti diretti sul bilancio comunale in quanto comporterebbe una riduzione sulle entrate comunali (tributi locali, IMU aree edificabili) e, pertanto, sullo stesso è stato acquisito il parere contabile che si trova allegato alla presente deliberazione.”.
Orbene, il parere reso dal Ragioniere Generale, si esprime in tal modo:
“Favorevole nella intesa che il Dipartimento Tributi proceda a quantificare le minori entrate, le cui risultanze dovranno essere comunicate tempestivamente a questo Dipartimento per le conseguenti attività connesse alla formazione del Bilancio di Previsione 2017/2019.”.
Sono certamente convinto – anzi pressoché sicuro – che di tali mancati incassi non si stia tenendo in conto, e pertanto il rischio del danno erariale è dietro l’angolo.
ing. Roberto D’Andrea