Da 25 anni è sulle strade di Messina, a bordo di un’auto blu con una saetta rossa. E’ un carabiniere di pattuglia del nucleo Radiomobile, il pronto intervento: quelli del 112. Lui lo chiamano ” U Brindisinu”, rispettato dai colleghi, encomiato, parecchie volte dall’Arma dei Carabinieri, di recente promosso brigadiere, ma rispettato anche, e temuto, dalla “mala”. Tranne qualcuno. Qualcuno che alcuni giorni fa ha dato fuoco alla fiammante Hyunday “Ix35” del “Brindisino”.E lo ha fatto in pieno giorno,alle 9,30 del mattino, quando la moglie del carabiniere, insegnante, aveva appena lasciato l’auto in via Pracanica ( pressi Piazza San Vincenzo). D’improvviso, le fiamme hanno avvolto la vettura. Divampate a pochi metri dai passanti, alcuni anche bambini. A pochi isolati dalla caserma dei Carabinieri, dal Comando provinciale dell’Arma e dalla Questura. Una sfida, contro l’Ordine, e contro un suo accanito tutore. Sulla natura dolosa del rogo, infatti, non ci sono dubbi: i Vigili del Fuoco hanno accertato la presenza di liquido infiammabile. Nè dubbi possono esserci sul motivo: l’impegno quotidiano sulle strade di ” U Brindisinu”. La sua tenacia, fermezza, intransigenza lo hanno reso bersaglio di una “punizione”.
Le fiamme non hanno distrutto soltanto l’auto ( peraltro del valore di 30mila euro) di un carabiniere, ma rappresentano un chiaro attacco allo Stato. La zona in cui è avvenuto l’attentato è un quadrilatero circoscritto da caserme dei tutori dell’Ordine. IL segnale appare chiaro. E’ per questo che le indagini sul grave episodio sono serrate. Le telecamere poste a sorveglianza dell’area interessata, qualche testimonianza, potrebbero portare a breve all’autore del rogo. Per il brigadiere, forte è stata la solidarietà dei colleghi ( uomini che, come lui, rischiano la vita ogni giorno sulla strada) e dell’Arma dei Carabinieri. Un corpo che, ai suoi militari, è vicino in ogni circostanza. Riconoscendo i “motivi di servizio” per l’attentato subìto dal militare, il Comando Generale predisporrà un cospicuo contributo economico per lui. L’Arma conosce bene il “Dovere”.
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