Aumentare la consapevolezza della dieta mediterranea come parte integrante di uno stile di vita, riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità. “Un insieme di competenze, conoscenze, pratiche, e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola” sul quale, in sinergia con Unioncamere, la Camera di commercio e l’Azienda speciale servizi alle imprese, con il supporto dell’associazione “NonsoloCibus”, hanno voluto accendere i riflettori nel corso di un convegno svoltosi al Palazzo camerale.
«Con questa iniziativa, l’Ente camerale ha inteso diffondere auspicabili e positive pratiche connotate da una forte valenza salutistica — ha affermato il responsabile per le attività di Promozione della Camera di commercio, Giuseppe Salpietro, moderatore dell’incontro — ricercandone, in coerenza con la propria funzione, aspetti che possano determinare benefiche ricadute economiche sulle produzioni di qualità del nostro territorio. Un appello a riappropriarsi delle proprie tradizione anche tramite il cibo».
La Dieta mediterranea, dunque, quale modo di vivere che affonda le sue radici nei saperi dei territori e che ha il suo punto di forza in tanti prodotti alimentari tradizionali. «Avviata già da diversi anni — dichiara Fabrizio Scaramuzza, presidente di “Nonsolocibus” — prosegue l’intensa attività di promozione della nostra associazione a fianco della Camera di commercio e della sua Azienda speciale. Non è facile distogliere le nuove generazioni da diffusi modelli comportamentali ormai fin troppo radicati, ma i tentativi di riaffermare la pratica di corrette abitudini alimentari, a favore dei nostri buoni prodotti, continuerà con azioni sistematiche e costanti».
Al convegno, promosso in collaborazione con l’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica e con l’Istituto “Antonello”, hanno preso parte anche Elvira D’Orazio, dirigente scolastico dell’Istituto “Antonello”; Salvatore Di Bella dell’associazione “Non solo cibus”; Giacomo Caudo, presidente dell’Ordine dei medici; Luigi Pinci, presidente del “Centro ricerche nutrizionali studi ambientali e sociali”.
Dopo i saluti iniziali, si è entrati nel vivo dei lavori con le relazioni di Giuseppe Vinci, presidente dell’Adi, sezione Sicilia, e responsabile del Servizio dietetico dell’Ospedale “S. Antonio Abate” di Trapani su “La dieta mediterranea patrimonio dell’umanità”; Antonio Caretto, segretario generale dell’Adi e direttore dell’unità operativa complessa di Endocrinologia, malattie metaboliche e nutrizione clinica dell’Ospedale “Perrino” di Brindisi su “Mito e realtà”; Salvatore Salerno, past presidente dell’Adi Sicilia e dirigente del servizio di Dietetica dell’Azienda ospedaliera “Vittorio Emanuele” di Catania su “La diversità e la nuova piramide”; Luigi Manasseri, referente della Società italiana di nutrizione umana per la Sicilia e la Calabria e professore associato di Fisiologia umana alla facoltà di Medicina e chirurgia di Messina su “La grassa Dieta”.
Infine, Giuseppina Patti, segretario dell’Adi Sicilia ha posto l’accento su “Cultura alimentare e identità in Sicilia”, mentre Santo Morabito, responsabile dell’unità operativa Servizio dietetico dell’Azienda ospedali riuniti “Papardo-Piemonte” di Messina si è soffermato su “Stagionalità, territorialità e ristorazione collettiva”. Il convegno si è concluso con una degustazione di prodotti biologici.
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