“Inquinamento ambientale e assenza di depuratori, tutto questo porta alla maxi sanzione da 63 milioni che la Commissione Europea ha chiesto alla Sicilia come risarcimento per i danni causati dallo sversamento sul territorio delle acque reflue. Vero che tutto questo porta alla mancata programmazione di un sistema di bonifica che annaspa sì per indolenza, ma anche a causa delle lungaggini burocratiche”.
Il capogruppo all’Ars di Sicilia Democratica, Giambattista Coltraro, spiega i motivi della maximulta comminata dalla Commissione Europea ai danni della Regione siciliana, chiamata a pagare 63 milioni di euro per le proprie mancanze in termini di salvaguardia dall’inquinamento ambientale.
Una sanzione che, secondo Coltraro, non sarebbe figlia soltanto della poca programmazione politica, ma anche delle eccessive tempistiche imposte dalla burocrazia: “All’abuso del suolo, all’inquinamento ambientale è strettamente collegato il rischio idrogeologico, e questo è un danno esteso a tutta Italia, non alla sola Sicilia. E’ l’Italia che crolla, frana e si allaga facilmente, e va detto che anche in presenza di risorse e attività di buon governo, bisogna aspettare firme, timbri e pareri per tempi indefiniti. E ancora Conferenze di servizi dove ogni partecipante ha potere di veto. Così facendo passano anni dalla progettazione all’inizio di lavori Pertanto- conclude il deputato – non mi sento di accusare il governo regionale dell’ennesima mazzata che cala tra capo e collo dalla Commissione Europea, ma l’intero apparato che regola la progettazione e l’esecuzione dei lavori, che va regolato sulla base dell’emergenza”.
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