Arresti domiciliari per 3 medici del policlinico: certificavano tumori ma non era vero

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Si chiamano Letterio Calbo, 68 anni, Enrico Calbo, 40 anni (figlio di Letterio) e Massimo Marullo, 58 anni. Il primo è l’ex direttore del Reparto di Endocrinochirurgia del Policlinico, il secondo, è un ex specializzando, il terzo, ex vicedirettore. Tutti dello stesso reparto. Tre medici da questa mattina agli arresti domiciliari con un’accusa gravissima: certificavano tumori per giustificare interventi di chirurgia estetica e ne intascavano i proventi.

La gravità dell’accusa ipotizzata arriva a seguito di indagini della Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia.

La misura cautelare degli arresti domiciliari è stata firmata dal gip Tiziana Leanza, su richiesta del Sostituto Procuratore Antonella Fradà. Sono ritenuti responsabili in concorso tra loro dei reati di falso materiale e falso ideologico commesso dal Pubblico ufficiale, peculato e truffa aggravata, consumati nell’esercizio delle loro funzioni di dirigenti medici dell’A.O.U. di Messina, tra il 2011 e il 2013.
La complessa attività d’indagini della Sezione di Polizia Giudiziaria, era stata avviata nel giugno 2013, a seguito di segnalazione pervenuta dalla Direzione Generale del Policlinico (parallela ad attività ispettiva interna che aveva dato luogo a delle sanzioni disciplinari), in ordine ad anomalie riscontrate in alcuni interventi eseguiti nel periodo 2012-13.

L’indagine avrebbe consentito di accertare che i medici indagati avrebbero eseguito, a partire dal 2011, tutta una serie di interventi chirurgici praticati al Policlinico.

Secondo l’accusa dissimulavano interventi di chirurgia estetica additiva (mastoplastica), certificando l’esistenza di patologie oncologiche, di origine traumatica e/o malformativa; in alcuni casi si era poi reso necessario un secondo intervento per la sostituzione delle protesi difettose, in precedenza impiantate da Marullo e da Enrico Calbo, il quale ultimo, pur essendo ancora uno specializzando, operava insieme a Marullo o in autonomia.

Veniva inoltre- sempre a detta dell’accusa – alterata la documentazione clinica, e questo sarebbe stato compito di Letterio Calbo, nella qualità di direttore del reparto di Endocrinochirurgia.

Alle pazienti veniva richiesto il pagamento delle protesi impiantate, per importi di qualche migliaio di euro, di cui i medici si appropriavano, omettendo di dichiarare all’azienda sanitaria sia l’indebito compenso ricevuto, sia l’impiego di una diversa tipologia di protesi, rispetto a quelle in uso alla farmacia del Policlinico, in palese violazione del protocollo sanitario: ciò era possibile grazie all’apposizione sulle cartelle cliniche di etichette non corrispondenti a quelle delle protesi impiantate.

Ma il danno economico arrecato all’azienda non si limitava al mancato versamento delle somme corrisposte dalle pazienti, essendo aggravato dall’uso regolare di sale operatorie e apparati della struttura pubblica.

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