Alla “Vecchia Maniera”, così il pentito Bisognano ha creduto di poter beffare la Giustizia. Arrestato

Pubblicato il alle

5' min di lettura

“Alla “vecchia maniera”. E’ il nome dell’operazione che ha sferrato un nuovo colpo all’agguerrita cosca dei ‘barcellonesi. Ma anche l’intenzione espressa dal pentito finito agli arresti nel blitz della Polizia di Stato: dalla localita’ protetta dove si trovava puntava a ‘tornare alla grande’ nella gestione dei suoi interessi. Come un tempo. Alla “vecchia maniera”, appunto.
Carmelo Bisognano aveva iniziato a collaborare nel 2010, ma continuava a gestire affari e ad esercitare un ruolo nel suo clan. 51 anni, condannato in via definitiva per associazione mafiosa quale capo della cosca mafiosa dei “Mazzaroti”, in base alle intercettazioni disposte dalla Dda, non aveva smesso – come rilevato dal Gip nella sua ordinanza, in cui ha disposto l’arresto del boss ‘pentito’ e quello di altre tre persone di spicco della cosca – ” di coltivare anomali interessi per il territorio di Mazzarrà Sant’Andrea, nonostante si fosse allontanato da tempo da quell’area”.

Il pentito, infatti, e’ intervenuto a difesa di un imprenditore di Mazzarrà che aveva subito a scopo estorsivo l’incendio di un veicolo, prendendo le sue parti e dissuadendo gli uomini del racket dal continuare nella loro attivita’ estorsiva: – “Melo dice di lasciare stare, di finirla con queste discussioni, con queste cose. Di finirla, altrimenti scende lui e la fa finire” – affermava, intercettato, chi si faceva portavoce di ‘Melo’ Carmelo Bisognano. Si è cosi’ appreso anche che il collaboratore aveva un diretto interesse nella societa’ di cui era formalmente titolare l’imprenditore Marino Tindaro, anche lui tra gli arrestati. 56 anni, gia’ arrestato il 24 giugno 2011 nell’ambito dell’operazione “Pozzo 2”, e condannato il 14 gennaio in via definitiva per concorso in associazione mafiosa, in atto sottoposto ai domiciliari.

I due avevano stretto un patto che gli inquirenti definiscono “scellerato”, in base al quale Bisognano, nella sua veste di collaboratore, si e’ impegnato a rilasciare alla Giustizia dichiarazioni favorevoli nei suoi confronti; Marino, dal canto suo, ha promesso cospicue somme di denaro e di coinvolgerlo nella sua attivita’ imprenditoriale, fino al punto di costituire e finanziare una societa’, di fatto riconducibile ad entrambi, anche se intestata a terze persone, e cioe’ agli altri 4 indagati, odierni indagati nell’inchiesta.

Bisognano e Marino, in base alle indagini svolte dal commissariato di Barcellona, hanno tenuto fede agli impegni assunti, con la determinante mediazione di Angelo Lorisco, finito in manette. Dalle intercettazioni e’ peraltro venuto fuori che in tempi recenti la coppia Bisognano-Marino, attraverso la loro societa’, era molto attiva “allo scopo di accaparrarsi lavori pubblici nella zona tirrenica della provincia di Messina, “ricavandone lauti guadagni e tornando a lavorare alla vecchia maniera”, sottolinea chi indaga.

Non e’ tutto, Marino, dimostrando di vantare consolidati rapporti nel palermitano, nel febbraio 2016, allo scopo di introdurre in quel cantiere alcuni mezzi della societa’, ha messo in contatto Lorisco con il capo cantiere di una societa’ impegnata a Palermo in lavori ferroviari. Dopo diversi incontri tra i due, il cui esito veniva puntualmente riferito a Bisognano ed intercettato dagli investigatori,è stato stipulato il contratto di lavoro nell’attesa del rilascio della certificazione antimafia e, come rileva il Gip, proprio “le ultime conversazioni intercettate in ordine di tempo mettevano in luce il particolare attivismo del duo Bisognano-Lorisco, per ottenere la certificazione antimafia a favore della societa’, condizione imprescindibile per la piena operativita’ della stessa”. Ed ancora, al fine di “velocizzare il rilascio del certificato antimafia”, cercavano di attivare ogni “conoscenza”.

Inoltre ai due viene contestato il reato di tentata estorsione commesso, nel mese di febbraio 2016, ai danni di due imprenditori edili di Terme Vigliatore.

 

Sono stati arrestati:

  1. BISOGNANO Carmelo, nato a Mazzarrà S. Andrea (ME) il 23.8.1965,  pregiudicato, condannato in via definitiva per associazione mafiosa quale promotore e capo della cosca mafiosa dei “Mazzaroti”, articolazione della “famiglia” mafiosa di Barcellona P.G., dal 2010 collaboratore di giustizia, domiciliato in località di protezione;
  2. MARINO Tindaro, nato a Gioiosa Marea (ME) il 15.6.1960, pregiudicato, arrestato il 24.6.2011 nell’ambito dell’operazione “Pozzo 2”, condannato in data 14.1.2016 in via definitiva per concorso in associazione di tipo mafioso, in atto è sottoposto alla misura degli arresti domiciliari;
  3. LORISCO Angelo, nato a Barcellona Pozzo di Gotto il 27.11.1967, residente in Mazzarrà Sant’Andrea, pregiudicato;
  4. ROTTINO Stefano, nato a Mazzarrà Sant’Andrea il 18.11.1972, ivi residente, pregiudicato, in atto sottoposto al regime degli arresti domiciliari in S. Agata Militello.

 

(888)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.