“La direzione sanitaria del Papardo-Piemonte sapeva da tempo che c’era un’indagine in corso da parte della magistratura sull’attività di storno di pazienti per abortire in studi privati di medici”. Lo ha detto oggi in conferenza stampa il direttore generale Michele Vullo, che della cosa aveva informato l’assessorato regionale. “Insieme abbiamo convenuto di attendere l’accorpamento dei due punti nascita al fine di interrompere l’illegalità praticata al Piemonte – ha aggiunto – .
“Le richieste dell’Autorità Giudiziaria, volta ad approfondire aspetti tecnici e procedurali- ha detto il DG – sono state evase grazie alla disponibilità del nuovo primario di Ginecologia e Ostetricia, la cui nomina ha segnato uno spartiacque con il passato imponendo, oggi, regole e trasparenza necessarie per il corretto svolgimento delle attività.
Vullo, poi, si è detto convinto che molti sapessero degli aborti clandestini praticati dai dottori Cocivera e Luppino, ma hanno taciuto per quella sorta di meccanismo perverso che scatta nella nostra struttura sociale: chi commette piccole illegalità ed ha il tacito consenso di altri che invece ne commettono di grandi, a quel punto sta zitto per quieto vivere. “E’ omertà-ammette Vullo- ma l’omertà è un problema sociale non penale.”
L’azienda si costituirà parte civile nel processo ai due medici oggi arrestati. Intanto li sospende, ma non esclude il licenziamento.
Nell’incontro con la stampa cittadina, inoltre, Vullo non ha risparmiato stoccate ai burocrati regionali “che- ha dichiarato – hanno fatto di tutto, nonostante le indicazioni degli assessori pro tempore a sostegno delle richieste dell’Azienda, per impedire prima e ritardare poi la procedura di selezione del nuovo primario che, insediatosi da soli 6 mesi, è riuscito a ridurre drasticamente la percentuale dei parti cesarei passando dal 47% del 2015 al 18,8% di maggio 2016, ottemperando, così, alle direttive emanate dall’Assessorato Regionale.
(immagine d’archivio)
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