Botta e risposta tra l’onorevole del Pd, Franco Rinaldi, e il presidente della Regione, Rosario Crocetta.
E se la ‘botta’ è attacco puro, la ‘risposta’ è calibrata, moderata, ‘amichevole’.
Il governatore della Sicilia, ieri, è stato al centro della lettera aperta di Rinaldi, in cui l’esponente regionale, tra tanto altro, dichiara : “Da approfittatore quale si è rivelato, si è fatto eleggere con i voti dei messinesi e di mio cognato ( Francantonio Genovese ndr), che hanno fatto la differenza rispetto a tutte le altre province, permettendogli di sedere nella più alta carica regionale, per ricambiare entrambi attaccando Genovese dal giorno dopo l’insediamento ed indicandolo come il male di tutti i mali, e massacrando la città di Messina in ogni scelta governativa. Crocetta – ha concluso l’onorevole del Pd – è il peggior presidente che la Sicilia abbia mai avuto, e il nostro più grande dovere, al di là del tornaconto personale è quello di avere il coraggio di mandarlo a casa.”
Parole dure, alle quali Crocetta ha risposto con eleganza e saggia compostezza. Sentito telefonicamente – nel ricordare i motivi per cui, al tempo della formazione della sua prima giunta, non volle Rinaldi assessore – ha detto: ” Fu una scelta esclusivamente di natura politica, nessun pregiudizio personale. Trovo Rinaldi carino e simpatico, ma purtroppo la sua famiglia era strettamente collegata agli enti di Formazione ed io, sul piano della ragione di Stato, avevo il dovere di evitare che alcun componente del governo fosse legato al sistema di appalti e servizi della Regione, specie di un sistema elefantiaco che già in campagna elettorale io combattevo perchè il risultato del colosso Formazione era che solo l’1% dei formati riusciva a trovare lavoro. Troppo poco a fronte di una spesa di mantenimento dell’intero impianto pari a 150 milioni di euro annui.”
Sulla opportunità di quella esclusione, il presidente ha aggiunto: ” Il tempo, poi, mi ha dato ragione. Se Rinaldi fosse stato assessore al momento in cui è scattata l’inchiesta Corsi d’Oro, che ha portato Genovese in carcere e Rinaldi rinviato a giudizio,l’intera politica regionale sarebbe stata compromessa. Ricordo che al tempo nessuna legge stabiliva l’incompatibilità del ruolo in giunta se sotto processo, eppure, nonostante l’inchiesta messinese non fosse ancora “esplosa”, ritenni incompatibile la presenza di Rinaldi, per i motivi anzidetti, in Giunta. Ripeto, solo una questione di opportunità politica alla base della mia scelta. Nessun pregiudizio personale nei confronti dell’amico Rinaldi”
Eppure, “l’amico Rinaldi” ci è andato giù duramente con Crocetta: ” E’ circondato, all’interno della sua top ormai allargata, da figure inquietanti, soggetti indagati, rinviati a giudizio e condannati dalla Corte dei Conti e dalla Procura della Repubblica, e dimentica addirittura, come se ciò fosse irrelevante, che lui stesso è stato rinviato a giudizio”.
Rinaldi si riferisce, evidentemente, all’inchiesta dello scorso marzo, quella che vede indagati dalla procura palermitana l’ex magistrato Antonio Ingroia, il presidente Crocetta, l’ex ragioniere generale della Regione, Mariano Pisciotta, e sei assessori della prima Giunta. Ipotesi d’accusa: abuso di ufficio per presunte violazioni di legge nelle assunzioni fatte nella partecipata regionale Sicilia e Servizi di cui Ingroia è amministratore unico. Il rinvio a giudizio di Crocetta, invece, riguarda una’altra vicenda: diffamazione nei confronti di un imprenditore gelese.
Incidenti di percorso, potrebbero essere definiti, le accuse di abuso d’ufficio e diffamazione. Un percorso che, al suo inizio, pareva ben lontano da inquietanti commistioni politica-giustizia. Il presidente Crocetta, infatti, sottolinea che: ” Al momento della mia elezione, alla mia prima giunta, nessuno tra gli assessori era stato rinviato a giudizio, e per mia abitudine non condanno prima dei magistrati.”
Infine, nel sentire Rosario Crocetta non poteva mancare la domanda su Messina, che a parte il richiamo nella lettera di Rinaldi, è la città siciliana che appare ultima negli interessi regionali.
” Io non ho dimenticato Messina- sottolinea il governatore- ne è prova che stiamo intervenendo, tramite accordo con il Cas, per creare uno snodo al traffico. L’abbattimento delle baracche in via Don Blasco, per realizzare il Waterfront, il decreto Salvamessina, varato a poco dalla mia elezione, sono ulteriori segnali del mio interesse per la città. Altra prova, il fatto che da 2 anni e mezzo, in giunta, c’è sempre stato un assessore messinese. Lo Stesso Giovanni Pizzo, per quanto palermitano, è messinese d’adozione”
Poi, da parte di Crocetta, una ‘stilettata’ ai “nostri” rappresentanti regionali. ” Ovvio che per risolvere al meglio le problematiche messinesi mi occorre anche la collaborazione degli assessori della città. Ho mille impegni istituzionali e chi ha interesse specifico al bene di Messina dovrebbe aiutarmi”.
Insomma, la questione è sempre e solo quella: Messina non è nel cuore dei suoi politici.
Patrizia Vita
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