Volevano un figlio a tutti i costi. Le origini della compravendita del minore

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Con una buona regia se ne potrebbe fare un film, della vicenda messa in piedi da un padre e una madre che desideravano assolutamente un figlio. Sano. Loro una figlia già l’avevano, gravemente disabile, e allora volevano un figlio maschio. Calogero Conti Nibali, 57 anni, Maria Lorella, 49 anni, il primo di Castell’Umberto, la seconda nata e residente a Lugano, di quel desiderio ne hanno fatto una storia incredibile. Nel 2008, con la complicità di una donna, Bianca Capillo, 56 anni, di Messina, attiva nel campo parasanitario, senza impiego fisso, ma con le giuste conoscenze, hanno “prenotato” un figlio. Nell’attesa che questo arrivasse, hanno inscenato addirittura la nascita del bambino. E così, nel 2008, “nasce” Carmelo Luca Conti Nibali, bimbo in realtà mai esistito. A certificarne la nascita un’ostetrica che, falsamente, dichiara di avere assistito al parto.

Ma come faranno i falsi genitori a gestire l’iter burocratico di un essere venuto al mondo? Vaccinazioni, percorso scolastico: sono passaggi necessari per accertare l’esistenza di un individuo.

I Conti Nibali hanno una carta in mano: la doppia residenza, italiana e svizzera. Ecco che, nei periodi che trascorrono in Svizzera, dicono che il loro figlio è in Italia per frequentare la scuola, e viceversa. Un percorso difficile, vissuto però nell’attesa di trovare un bambino vero cui attribuire quel nome e quella nascita: Carmelo Luca Conti Nibali.

Sarà sempre Bianca Capillo, tramite Pietro Sparacino, messinese di 50 anni, ad aiutarli.  Sparacino si rivolge a Maurizio Lucà e Sebastiano Russo, messinesi, e ad un terzo soggetto, indagato al momento irreperibile. Viene trovata una madre in grave stato di indigenza, residente nella zona sud di Messina, disposta a cedere il proprio figlio, che di anni ne ha 2 in più del falso erede Conti Nibali: cessione concordata per 50mila euro.

La donna, ricevuta una prima tranche della somma pattuita, si reca a Castell’Umberto con il figlio. Lì trascorre, in casa dei coniugi, un breve periodo. Il bambino viene condotto al Comune per il rilascio della carta d’identità, che riporta il suo volto ed il nome del “figlio” inesistente. Quando la coppia parte per recarsi in Svizzera per prelevare il resto della somma da consegnare alla vera madre, quest’ultima, evidentemente pentita, decide di fuggire con il bambino, facendo perdere le tracce.

Ed è qui che scatta la macchina del crimine organizzato. I Conti Nibali non ci stanno a perdere “figlio” e soldi e si rivolgono a un personaggio che i carabinieri definiscono ” di grande spessore criminale” , Aldo Galati Rando. Questi si rivolge Maurizio Lucà e, muovendosi ai vertici del crimine messinese, contattano Silvana Genovese, ritenuta dagli inquirenti vicina alla malavita di Camaro. Sarà lei, e un altro soggetto al momento irreperibile, a costringere Pietro Sparacino e Bianca Capillo a fornire elementi per consentire l’identificazione e il ritrovamento della donna scomparsa.

Nel frattempo, i Conti Nibali hanno un altro problema: in paese avevano già presentato quel figlio mai visto, c’era la sua foto sulla carta d’identità. La gente si sarebbe chiesta dove fosse finito il bambino. Qui viene fuori un ulteriore tassello nel piano già “diabolico” della coppia. Programmano il funerale, ordinano persino la bara bianca, si procurano falsi certificati di morte (false firme di medici veri), attestanti che il decesso sarebbe avvenuto per un attacco di meningite, ma, allo stesso tempo, affidano ad Aldo Galati Rando il reperimento di un altro minore, che possa sostituire il primo “figlio”. Il nuovo figlio, hanno pensato anche a questo, a Castell’Umberto ci sarebbe tornato da grande e, dunque, gli eventuali cambiamenti fisici che il paese avrebbe potuto riscontrare in futuro, sarebbero stati attribuiti al tempo trascorso. Quel figlio, se trovato, loro lo avrebbero portato in Svizzera per almeno 6-7 anni.

E quel figlio loro lo trovano: è il bimbo rumeno che già lo scorso febbraio portò alla luce la compravendita del minore.

Il Gip del Tribunale di Patti, Maria Militello, accogliendo la richiesta dei Sostituti Procuratore  Maria Pellegrino e Liliana Todaro, ha disposto gli arresti domiciliari per: Calogero Conti Nibali,  Maria Lorella  e Bianca Capillo.
Obbligo di dimora nel comune di residenza invece per: Aldo Galati Rando, Silvana Genovese, Vincenzo Nibali, Maurizio Lucà, Pietro Sparacino e Sebastiano Russo.

Le accuse, a vario titolo, sono: riduzione in schiavitù, false attestazioni a Pubblico Ufficiale sulla identità personale, falsità materiale commessa da Pubblico ufficiale in atti pubblici, supposizione di stato di un fanciullo, millantato credito e violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso.

Le misure cautelari sono state eseguite dai Carabinieri del Comando Provinciale di Messina, indagini condotte dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Messina, al comando del maggiore Ivan Boracchia.

Patrizia Vita

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