Da Piazza Cairoli a Piazza della Repubblica, dal centro alla periferia, la Città dello Stretto appare in lungo e largo preda di degrado. Marciapiedi dissestati pronti a raccogliere acqua e fango da catapultare sugli indumenti dei distratti passanti all’arrivo delle piogge, monumenti oltraggiati, arredi comunali mal ridotti, scritte e disegni indecorosi che imbrattano i muri di edifici scolastici, di palazzi, teatri e monumenti di indiscutibile pregio, trasformano in modo negativo l’aspetto urbano della città.
E pensare che, solo qualche anno fa, Messina conosceva l’apprezzato mare di “Blu” che ha inondato i muri del teatro Pinelli!!! forma d’arte che nulla ha a che vedere con disegni, simboli e scritte che sfregiano la città e i cittadini.
Se non stupiscono più i mucchi di rifiuti che affondano le loro “radici” nelle fioriere e lungo le aiuole cittadine, deve colpire, piuttosto, la sempre più radicata assenza di senso civico di molti abitanti e fruitori della città; in particolare, di coloro – anche giovanissimi – che non comprendono che il decoro urbano è un bene di tutti e da tutti va conseguito e difeso.
Anzi, proprio il decoro urbano può diventare addirittura contagioso. “Davanti ad una strada pulita – sottolinea Confedilizia – la quasi totalità di coloro che vi transitano farà bene attenzione a non insudiciarla, mentre una strada di per sé già “vandalizzata” suscita nell’utilizzatore una soglia di attenzione e cura molto più bassa alla luce del pensiero <tanto è già tutto sporco e rovinato>”.
“Senza contare – continua Confedilizia – che deturpare e imbrattare vuol dire commettere un reato”. Il codice penale, all’art. 639, prevede che deturpare o imbrattare cose mobili altrui possa essere punito, a querela della persona offesa, mentre quando incide su beni immobili o su mezzi di trasporto pubblici o privati rappresenta una fattispecie di reato più grave, perseguibile d’ufficio (senza necessità, cioè, di una querela della parte offesa) e punito anche con la reclusione. A ciò si aggiunga che, se il bene viene danneggiato in modo permanente sarà ravvisabile il reato di danneggiamento ex art. 635 c.p., norma che prevede, tra l’altro, un aggravamento della pena se il fatto è commesso su edifici pubblici o destinati a uso pubblico o all’esercizio di un culto, o su cose di interesse storico o artistico ovunque siano ubicate o su immobili “compresi nel perimetro dei centri storici” ovvero su immobili i cui lavori di costruzione, di ristrutturazione, di recupero o di risanamento sono in corso o risultano ultimati.
Forse, allora, sarebbe opportuno mettere in partica questi puntuali precetti legislativi, in modo da far comprendere il disvalore delle azioni volte a deturpare il decoro urbano.
Ancor prima, è necessario attivarsi ripulendo Messina da brutture, sporcizie e scritte oltraggiose, magari con l’accorgimento di utilizzare vernici antigraffiti ad hoc, per lasciare emergere le sue tante bellezze, troppo spesso brutalmente oscurate.
Confedilizia – Ufficio stampa
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