A distanza di quasi un mese dalla pubblicazione del bando di gara, rivolto ai privati per la gestione del punto ristoro e delle attività di intrattenimento all’interno del Palacultura, il consigliere Libero Gioveni invia una nota, in cui chiede un confronto urgente con i colleghi dell’Aula consiliare di Messina.
Secondo il capogruppo di Fratelli d’Italia, infatti, prima di affidare la struttura ai privati, sarebbe necessario analizzare i pro e i contro della scelta e modificare il regolamento che disciplina il Palacultura. «Urge – scrive Libero Gioveni in una nota –, un confronto in Aula sulla gestione del Palacultura per capire quali possano essere i benefici oppure gli svantaggi per l’affidamento della struttura ai privati e per valutare l’opportunità di revocare in autotutela l’avviso di assegnazione».
Il Palacultura verrà affidato ai privati?
Complicato dare una risposta a questo quesito, perché secondo l’avviso di gara, pubblicato dalla Patrimonio Messina Spa i costi sono davvero molto alti. Il canone concessorio annuo, infatti, è pari a 36mila e 500 euro, con a carico anche i costi di realizzazione del punto ristoro. Ma se la gara andrà deserta lo scopriremo tra una decina di giorni; la scadenza è fissata il 15 luglio 2023.
Sulla vicenda il consigliere Gioveni lamenta il non coinvolgimento del Consiglio Comunale. «Non intendo entrare nel merito adesso della scelta dell’Amministrazione fatta attraverso la sua partecipata – spiega Gioveni – però è fuor di dubbio il fatto che non aver coinvolto il Consiglio Comunale o la commissione consiliare competente per una eventuale condivisione politica, la ritengo quanto meno poco rispettosa del ruolo dell’Aula che sul Palacultura ha approvato anche un apposito Regolamento (il 10 luglio 2019, poi modificato il 17 gennaio 2022, ndr.).
E se da un lato la mia obiezione scaturisce da ragioni di opportunità – prosegue il consigliere – dall’altra non può non essere generata anche dalla preoccupazione che l’avviso pubblico dalla società Patrimonio, una volta definito con l’assegnazione a terzi, possa anche essere in qualche modo impugnato per contrasti col contenuto del Regolamento nell’assegnazione degli spazi e dei relativi canoni, visto che quando il Regolamento è stato partorito non si faceva riferimento ad eventuali future concessioni o gestioni privatistiche, né tanto meno alla stessa Patrimonio S.p.A. Basti pensare – aggiunge l’esponente di FdI – che andrebbero rivisti gli articoli del Regolamento sui soggetti ammessi all’uso (art. 3), sulle modalità di concessione (art. 4), sul canone (art. 5) e su tutto quanto possa essere giudicato in contrapposizione con quanto stabilito invece dall’avviso pubblico».
Secondo Gioveni, quindi, prima di procedere all’assegnazione definitiva degli spazi, sarebbe necessario adeguare o modificare il regolamento.
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