Giampiero Mughini, intellettuale di sinistra, giornalista, opinionista, l’ha fatta grossa. Ha detto, ospite della trasmissione “TikiTaka”, su Italia1: “La Sicilia fa schifo. Palermo è città drammatica, bellissima ma drammatica.”
Non vorrebbe mai tornarci, in Sicilia, Mughini, terra che odia a dismisura. Già, perché Mughini dalla Sicilia, Catania, è andato via nel ‘70, direzione Roma. Lui che a Catania ci è nato e vissuto sino a 30 anni, ripudia la sua terra. E in effetti, chi l’avrebbe detto che quel bravo giornalista/opinionista fosse siciliano? L’accento, “nordico”, è ben lontano dalla sicula cadenza. Occhialino da radical chic, capigliatura da “musicista pazzo”, “diversamente brutto”, Mughini ha abituato il suo pubblico a un genere insolito di “opinionare”. Via i toni pacati e dotti dell’opinionista standard, Mughini enuncia con variegate tonalità. Ora lento e strascicato nel formulare il suo “principio”, ora isterico e stridulo nel rafforzarlo. Il palcoscenico è suo, gli altri sono solo comparse. Dotato di una gestualità istrionica (le mani parlano per lui nei momenti topici del suo “non dire”) Mughini, si esalta da solo, poi si placa, in evidente autocompiacimento. Le pause, tra soggetto, predicato e complemento, sono il suo pane quotidiano. Lunghe, estenuanti, lasciano l’ascoltatore incerto tra l’attesa e lo sfancularlo. Personalmente, non lo seguo nelle sue performance televisive. Ne apprezzo l’intelligenza ma… non finisce di piacermi. Stravagante, esibizionista, acrobata della parola, da oggi mi è pure odioso. Tanto quanto lo sarebbe un torinese che buttasse fango sul Piemonte.
Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, che abbiamo noi che siamo nati in Sicilia… di Mughini ne possiamo anche fare a meno.
Patrizia Vita
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