Dovranno rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto le cinque persone arrestate da Polizia e Guardia di Finanza dopo lo sbarco di 179 migranti a Messina. A bordo anche cinque cadaveri. In merito al trattamento ricevuto, i migranti hanno raccontato dei gesti di violenza subiti a bordo. Il report delle Fiamme Gialle.
Personale della Squadra Mobile della Questura di Messina e del G.I.C.O. – Nucleo P.E.F. della Guardia di Finanza di Messina, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Catania e Siracusa, nell’ambito delle attività investigative connesse allo sbarco di migranti giunti a bordo di due motovedette della Guardia Costiera (179 persone soccorse in acque internazionali e 5 cadaveri) nella mattinata del 24 luglio 2022, ha sottoposto a fermo di p.g. 5 cittadini egiziani di età compresa tra i 21 ed i 28 anni indiziati dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto. Alle ore 08.30 circa di domenica scorsa sono giunte presso il Molo Norimberga due motovedette della Capitaneria di Porto, con a bordo complessivamente 179 migranti e 5 cadaveri.
I migranti giunti in questo Centro erano stati tratti in salvo nell’ambito di una vasta operazione di soccorso e recupero coordinata dalla Capitaneria di Porto all’esito della quale 674 persone, a bordo di un peschereccio, venivano soccorse in mare aperto e poi fatte sbarcare nei porti di diverse località italiane (Messina, Siracusa, Catania e Crotone). Ultimate le operazioni di sbarco, la Procura della Repubblica di Messina ha coordinato l’intervento di personale della Polizia Scientifica, nonché del medico legale intervenuto per i rilievi sulle salme e sono state, quindi, immediatamente avviate attività investigative finalizzate a comprendere le dinamiche del viaggio ed identificare eventuali “scafisti”.
Le informazioni rese da alcuni dei migranti hanno consentito di appurare come, dopo circa un mese di permanenza in una connection house (un luogo di transito, dove i migranti sono tenuti rinchiusi in attesa della traversata) sulle coste Libiche, nella serata di martedì 19 luglio il peschereccio è partito alla volta dell’Italia. Durante la traversata, i membri dell’equipaggio hanno improvvisamente spento i motori e chiesto soccorso, con un dispositivo satellitare di cui si sono prontamente liberati, gettandolo in mare. In merito al trattamento ricevuto, i migranti hanno raccontato dei gesti di violenza subiti a bordo, consistiti in percosse con bastoni o con cinghie, reazioni scaturite anche dal semplice vociare considerato eccessivo o da banali richieste di cibo e acqua.
Dalla ricostruzione dei fatti è emerso come durante la traversata le risorse idriche e di cibo siano state disumanamente razionate, al punto che i migranti erano costretti a spartirsi un bicchierino da caffè pieno d’acqua in dieci. A causa del forte caldo e della mancanza di acqua potabile, molti dei migranti hanno accusato dei malori e hanno raccontato di aver visto morire i loro compagni di viaggio per il caldo e la disidratazione, essendo stati tutti costretti a bere anche l’acqua del mare e del motore. In particolare uno di loro ha riferito che, sempre nel corso della traversata, i membri dell’equipaggio del peschereccio hanno assegnato ad un migrante il compito di gestire e razionare le scorte di acqua potabile.
Durante il tragitto, quando la persona che si occupava di questa mansione si rifiutava di svolgerla o non usava la dovuta parsimonia, veniva picchiata violentemente, con l’ulteriore spiacevole conseguenza per i migranti di subire un ulteriore progressivo razionamento dell’acqua da bere. Sulla base degli elementi raccolti, cinque soggetti, tutti di nazionalità egiziana, sono stati sottoposti a fermo di p.g. per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto e, espletate le formalità di rito, condotti presso la casa circondariale di Messina “Gazzi”. Si precisa che il procedimento è ancora in fase di indagini preliminari e che, in ossequio al principio di non colpevolezza fino a sentenza di condanna passata in giudicato, sarà svolto ogni ulteriore accertamento che dovesse rendersi necessario, anche nell’interesse degli indagati.
FONTE: Guardia di Finanza – Comando Provinciale Messina
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