D’Amore: accuse a ruota libera contro la Regione e lodi a Lombardo e De Luca. Infine: “La Fiera si può ancora salvare”

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DAmore FabioLe sue conferenza stampa sono state quasi tutte un atto d’accusa. Ci sono anche varie inchieste in corso. L’ormai ex commissario della Fiera, Fabio D’Amore, che in primavera dovrebbe essere il candidato sindaco del partito dei siciliani, non ci sta a ingoiarsi il rospo che l’ente sia stato liquidato a sua insaputa. E attacca tutti salvando, oggi, solo l’ex governatore Lombardo e l’ex parlamentare regionale Cateno De Luca, che a suo dire è stato l’unico politico messinese a impegnarsi per salvare la Fiera nei rapporti economici con l’Autorità portuale per i canoni di locazione delle aree. Secondo D’Amore, la liquidazione della Fiera è stata voluta dagli stessi dipendenti, 13, e che l’atto è stato reso necessario per il passaggio del personale alla Resais, società regionale, come avvenuto per i lavoratori della Fiera di Palermo. Primi affondi anche all’ex assessore regionale Venturi: “Per motivazioni a me oscure – dice D’Amore – c’era già la volontà dell’assessore di liquidare l’ente con la mancata erogazione del contributo annuale alla Fiera di Messina, mentre a Palermo sono andati 2.100.000 euro”. A detta dell’ex commissario, Lombardo ha dovuto firmare un atto dovuto, dopo la relazione d Venturi, ma ha cercato di tenere in piedi la baracca fino all’ultimo emendamento di 550mila euro, ed è per questo che ho accettato il mandato quest’estate”. D’Amore ha ricordato le parole di Crocetta: “Con me, in Fiera a manciugghia finiu” evidenziando che dopo aver subìto di tutto ha buttato fuori un “noto truffatore”. “Perché ho rifiutato l’affare delle palme”, o perché mi sono opposto all’utilizzo del quartiere per fare botteghe per gli amici, o perché ho cercato di oppormi a un pignoramento eseguito da un creditore, o presunto tale, a cui era stato assegnato un incarico di 50mila euro per l’informatizzazione dell’ente a fronte del quale aveva prodotto 4 pagine formato A4 di relazione e, a causa dell’irregolarità del conferimento del suo incarico (peraltro il creditore fa tutt’altro lavoro) l’ente aveva perso un finanziamento di 200mila euro. C’è anche il caso di un dipendente – prosegue l’ex commissario – che dopo aver lavorato 15 giorni, per un errore dell’ente, o del suo avvocato, è stato assunto 15 anni dopo con quasi 500mila euro di aggravio sulle finanze dell’ente”. D’Amore sottolinea che tutto questo è avvenuto prima che lui, 4 anni fa, mettesse piedi da commissario in Fiera e che si è ritrovato sul suo tavolo. Casi vecchi, dunque, anche di 15 anni, che sia D’Amore che gli ultimi commissari che lo hanno preceduto, si sono trovati a gestire tra mille difficoltà. Parole dure anche nei confronti dei dipendenti: “Alcuni mi accusano, io non ho mai fatto un’assunzione e dall’agosto 2011 non percepisco un euro. Questi 13 dipendenti sono stati messi lì dalla politica, sono rimasto in Fiera e abbiamo organizzato l’ultima edizione per mantenere il titolo di Internazionale necessario a ricevere anche fondi europei, mentre alcuni di loro si erano messi in ferie proprio in quei giorni”. Per D’Amore il Sistema Fiera piaceva a tutti e forse faceva comodo che il lavoro lo facessero gli altri. “Dov’erano i politici? – si chiede l’esponente politico del Pds – dov’erano i sindacati? Dov’erano durante queste vicende, dov’erano gli organi di controllo? I revisori dei Conti? Forse stavano tutti zitti a causa di qualche spostamento di mansioni che poi avrebbe dato il titolo per una causa o per un’assunzione?”. L’ex commissario non accetta falsi moralismi sul suo operato e sulla liquidazione della Fiera. “Sono stato quello che ha presentato bilanci reali – ha concluso – queste 13 famiglie non devono comunque perdere il posto di lavoro ma sulle accuse non nego di esserci rimasto molto male sul piano umano, Venturi dicono sia un buon manager, io preferisco essere un buon cristiano, un buon padre di famiglia e la notte dormire in pace con la mia coscienza”. La palla adesso passa al presidente della Regione Crocetta. Secondo D’Amore la delibera di scioglimento è facilmente revocabile visto che tra i punti indicati ci sono i 10milioni di euro che dovrebbero ancora essere presenti nei capitoli per gli enti fieristici e che la legge sulla garanzia fideussoria è ancora attiva. D’Amore lascia con l’amaro in bocca la Fiera. E si toglie molti sassolini dalle scarpe. In corso diverse indagini della magistratura, effetto delle sue denunce.

@Acaffo

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