La denuncia di Le.l.a.t.: «Rischiamo di vederci stretti nella morsa tra mafia e istituzioni»

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lelat«La lotta alla mafia e l’educazione alla legalità sono stati, oltre al recupero e al sostegno per i tossicodipendenti, il nostro impegno prioritario. Pagato con decine di attentati e minacce. Oggi rischiamo di vederci stretti nella morsa tra mafia e istituzioni». Anna Garufi, presidente della Le.l.a.t., un’associazione di volontariato che gestisce una comunità per tossicodipendenti e malati di Aids, denuncia una situazione di forte disagio economico e non solo.

«Con i fondi della Comunità Europea – spiega la Garufi − è stata ristrutturata la nostra sede, dataci in comodato d’uso dal Comune. Abbiamo scelto di ristrutturare solo l’esterno, riservandoci di ristrutturare a nostre spese l’interno pur di poter installare il fotovoltaico, scelta ecologica ma anche economicamente vantaggiosa perchè non solo non avremmo più pagato le bollette della luce ma avremmo anche venduto energia all’Enel, riuscendo così a ricavare un certo profitto per la comunità. Da qui le “sorprese”. Intestatari del contratto con l’Enel eravamo noi e quindi ritenevamo di poter iniziare la pratica Gse per l’attivazione del fotovoltaico. Ma a questo punto è arrivato il secco no del Comune, che esigeva fare le pratiche, intascare i profitti e farsi pagare da noi le bollette della luce, in barba agli accordi intercorsi precedentemente. L’assessore Mondello riesce, di fronte alle nostre proteste, a trovare un compromesso e a far votare una delibera nella quale si diceva che proprietario del fotovoltaico era il Comune che quindi avrebbe intascato i proventi dell’Enel, ma che la Lelat sarebbe stata esonerata dal pagamento della bolletta della luce».

Anna Garufi continua: «Nell’attesa che tutto ciò si realizzasse, dopo 11 mesi dalla fine dei lavori il fotovoltaico restava ancora inattivo e noi continuiamo a pagare la luce all’Enel, pur essendo passati 6 mesi dalla delibera. In agosto due raid malavitosi, gli ennesimi. Vengono distrutti a martellate parte dei pannelli fotovoltaici e qualche giorno dopo viene quasi distrutto il nostro pulmino. Ma c’è di più. Giorni fa ci arriva la lettera del Comune che, quantificati i danni, non solo non delibera la riparazione, ma ci addossa l’onere del rifacimento dell’impianto, oltre 21.000 euro!».

Il presidente di Le.l.a.t. conclude: «Altro problema enorme per la Le.l.a.t. è che tra dicembre e gennaio dovrà essere sottoposta all’ispezione per l’accreditamento da parte della Regione. L’accreditamento in questione sarà pregiudicato da questo ennesimo raid vandalico?».

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