La Filcams , la categoria della Cgil che segue tra gli altri i lavoratori del settore pulimento, aveva già ripetutamente lanciato l’allarme circa l’emergenza occupazionale per gli addetti alla pulizia delle scuole.
“Una vertenza nazionale con pesanti ricadute sul territorio che rischia di mettere a repentaglio altri 250 lavoratori nella nostra Provincia” spiega Carmelo Garufi segretario generale Filcams Messina.
Dopo il sostanziale fallimento degli incontri ministeriali, domani giovedì 20 febbraio, in contemporanea in tutta la Sicilia, gli addetti alla pulizia delle scuole manifesteranno davanti alla sede dell’Ufficio scolastico provinciale (ex provveditorato) a partire dalla ore 9.30.
La vicenda è quella di una parte di ex LSU- 250 in provincia di Messina, 1500 in tutta la Sicilia e migliaia in tutta Italia – che circa 20anni fa vennero reclutati come addetti alle pulizie nelle scuole passando poi di governo in governo attraverso una serie di promesse mai mantenute. Qualche anno fa, nell’ambito delle procedure di razionalizzazione dei precari, a diverso titolo legati alla Pubblica amministrazione, il ministero promosse l’esternalizzazione del servizio, la creazione di consorzi e il passaggio dei lavoratori ai consorzi che gestiscono il servizio partecipando a bandi di gara.
“Questo meccanismo ha in qualche modo funzionato garantendo un lavoro seppure con retribuzioni basse a tutte queste persone grazie alle quali le scuole frequentate dai nostri alunni vengono pulite- spiega Carmelo Garufi, segretario generale della Filcams Messina-. Quest’anno però, a causa delle difficoltà di budget legate alle spending review che ha praticamente dimezzato le risorse, là dove il servizio è stato affidato, si è determinato un dimezzamento delle ore di lavoro con grave danno per i lavoratori ma anche le scuole dove già sono stati denunciati casi di emergenza sanitaria come riportato dalla stampa nazionale”.
Il prossimo 28 febbraio, in Sicilia, scadrà il contratto e sindacati e lavoratori visto il fallimento di tutti gli incontri avuti fino ad oggi con i rappresentanti del ministero hanno fondati timori circa il dimezzamento dell’orario di lavoro e delle retribuzioni collegate che si attesterebbero quindi sui 300 euro mensili.
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