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Concorso pilotato facoltà Farmacia: chiesto il giudizio per Tomasello, Bisignano, Teti e altri 4 indagati

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Universita-MessinaIl sostituto procuratore Diego Capece Minutolo ha chiesto 7 rinvii a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Pacta Servanda Sunt”, sul concorso per ricercatore a tempo determinato in Microbiologia e Microbiologia Clinica, che secondo l’accusa sarebbe stato pilotato per favorire il figlio del preside della facoltà, Giuseppe Bisignano. Un’inchiesta che nel settembre scorso aveva portato agli arresti domiciliari il prof. Bisignano e il prof. Giuseppe Teti, presidente della commissione giudicatrice del concorso. La Procura oggi ha chiesto il giudizio per entrambi; per l’ex rettore della nostra Università, Francesco Tomasello; per la professoressa Maria Chiara Aversa; per il responsabile del settore Economato della facoltà di Farmacia, Cesare Grillo; per i docenti, Giuseppe Nicoletti, dell’Università di Catania, e Sandro Ripa, dell’Università di Camerino.
Il castello accusatorio punta su un presunto scambio di favori che avrebbe permesso ai “protetti”, parenti di Bisignano e Teti, di occupare una posizione all’interno dell’Università. A tessere le trame del concorso pilotato — secondo l’accusa — proprio Teti e Bisignano. Sul piatto della bilancia dello scambio di favori un concorso per un posto di ricercatore a microbiologia nella Facoltà di Medicina e Chirurgia, il cui unico vincitore — era stato già deciso a tavolino sempre a detta dell’Accusa: sarebbe stato il figlio di Bisignano. A complicare le cose però, trattandosi di un concorso a titoli, un candidato le cui molteplici pubblicazioni impedivano, di fatto , che a vincere fosse il “prescelto” figlio del Direttore. Di fronte al muro rappresentato dall’aspirante più meritevole furono due le soluzioni pensate per raggiungere l’obiettivo : 1) convincere i membri della commissione — in tutto quattro — a favorire il “raccomandato”. 2) Intervenire con un’opera di convincimento sul ragazzo, potenziale vincitore, e indurle a ritirarsi.
La prima soluzione avrebbe — sempre a detta degli inquirenti — impegnato 3 degli indagati: la docente Maria Chiara Aversa, (a lei il compito di formare la commissione ), mentre Sandro Ripa, docente di Camerina, e Giuseppe Nicoletto, docente catanese, avrebbero dovuto contattare i membri della commissione e convincerli a favorire il figlio di Bisignano. I tre componenti la commissione, però, rifiutarono.
Da qui la necessità di passare alla seconda soluzione: intervenire sul ragazzo il cui punteggio superava di molto quello del “raccomandato”. A questo — sostiene l’accusa — ci avrebbe pensato il professore Teti, che al valente futuro ricercatore avrebbe prospettato una carriera più prestigiosa perché- gli disse – avrebbe vinto il prossimo concorso, più adatto alla sua capacità professionale.
Il ragazzo, convinto, rinunciò solo 5 giorni prima degli orali, che si svolsero il 15 Aprile 2013. Della sua rinuncia, però, Bisignano non venne messo al corrente. Teti — avrebbero stabilito le indagini- aveva ben altra strategia in mente: chiedere in cambio al direttore di Farmacia , di far aggiudicare il prossimo concorso, in itinere, per un posto di docente universitario a una sua parente.
“Pacta servanda sunt”, i patti vanno rispettati, così in un’intercettazione telefonica i due arrestati concordarono la necessità che il candidato e potenziale vincitore dovesse rispettare i patti e ritirarsi.
A dare il via alle indagini erano state le intercettazioni venute fuori delle indagini della GdF per una falsa fattura di 8 mila euro emessa dal Dipartimento di Farmacia, per la quale è indagato Cesare Grillo, funzionario dell’Economato, accusato di peculato. Tra gli indagati anche l’ex rettore Francesco Tomasello, accusato di concorso in abuso d’ufficio, reato attribuito anche alla professoressa Aversa e al professore Teti.
I reati dei quali sono accusati, a vario titolo: concussione, peculato e abuso d’ufficio. Oggi le richieste di rinvio a giudizio.

Patrizia Vita

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