foto della volante della Poliza

Abusi sessuali su una minorenne. “Amico” di famiglia finisce in carcere

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La Polizia di Stato ha scoperto una storia di abusi ai danni di una minore. A procedere il Commissariato di Capo d’Orlando diretto e coordinato dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Patti. II responsabile un amico di famiglia della vittima: finisce in carcere in esecuzione dell’ordinanza cautelare emessa dal GIP.

Era solita recarsi a scuola con la navetta dedicata. Un amico di famiglia si trova lì a passare e si offre di accompagnarla. Una, due, tre volte fino a quando l’occasionalità diventa abitudine. Siamo a Capo d’Orlando ed ad insospettirsi della cosa le insegnanti che sempre più frequentemente notano la minore scendere dallo stesso mezzo condotto da un soggetto che peraltro è solito intrattenersi anche con altre studentesse. Decidono di parlare con la ragazza, vogliono vederci chiaro. Quello che ascoltano è ben più grave di ciò che avevano solo immaginato.

Si rivolgono subito ai poliziotti del Commissariato di Capo d’Orlando che di concerto con il Sostituto Procuratore del Tribunale di Patti, dottoressa Parialò, avviano un’intensa attività d’indagine. Dalla targa dell’autovettura risalgono al conducente di cui monitorano spostamenti e chiamate effettuate dal cellulare. Si tratta di un amico della famiglia della vittima.

I risultati confermano l’agghiacciante racconto fatto dalla ragazza costretta a subire abusi contro la sua volontà in luoghi appartati anche nei pressi dell’Istituto scolastico. Violenza e minaccia, consistita nel paventarle terribili conseguenze se avesse confidato a qualcuno quanto accadutole, alla base della costrizione a subire in silenzio.

I tabulati telefonici evidenziano numerose chiamate al suo cellulare dall’utenza dell’uomo di carattere esclusivamente unilaterale incompatibile con l’esistenza di una relazione consenziente. I sopralluoghi effettuati nei luoghi, teatro degli abusi, descritti dalla giovane con dovizia di particolari confermano l’attendibilità delle sue dichiarazioni rese anche alla presenza degli investigatori.

In particolare riferisce di un vecchio casolare privo di finestre e porte, utilizzato per consumare i rapporti non voluti, relativamente al quale gli operatori di polizia constatano la perfetta coincidenza con il ricordo tutt’altro che sbiadito della vittima. Anche le vie limitrofe alla scuola erano utilizzate per consumare i reati. Grande precisione inoltre nella narrazione di quanto subito, confidato pure ad una compagna di scuola insieme al senso di prostrazione, mortificazione e sconforto.

Stamattina la fine delle sofferenze a distanza di poco tempo dalla scoperta di questa triste storia di violenza fisica e psicologica: i poliziotti lo conducono in carcere in esecuzione della relativa ordinanza custodiale emessa dal Gip del Tribunale competente.

Fonte: Questura di Messina

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