Domenico La Valle, commerciante messinese, titolare di un bar nei pressi dello stadio Celeste, è al centro dell’indagine del Gico della Guardia di Finanza di Messina, denominata operazione Dominio, che ha portato alla emissione di 21 ordinanze di misure cautelari e tre provvedimenti di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, siglate dal Gip Monia De Francesco, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina.
Per associazione di stampo mafioso sono stati arrestati: Domenico La Valle, Paolo De Domenico, Francesco Lagana’, Antonino Scimone, Alfredo Trovato, Salvatore Trovato e Giovanni Megna, tutti sono ritenuti appartenenti al clan Mangialupi. Altre 14 persone sono state arrestate per traffico di droga, estorsione, furti, rapine,e detenzione illegale di armi.
Due anni di indagini delle Fiamme Gialle hanno fatto emergere che, a seguito delle operazioni di polizia che in passato hanno colpito il gruppo criminale di Mangialupi, La Valle – a detta degli inquirenti- ne avrebbe assunto il controllo delle attività illegali.
Sarebbe venuto fuori che La Valle, con De Domenico e Lagana’ gestiva il noleggio di apparecchiature da gioco e scommesse, una sala giochi, un distributore di benzina e aveva disponibilità di immobili. Questo gli avrebbe fatto accumulare denaro in nero che sarebbe stato messo a disposizione della cosca per i suoi traffici illegali.
Sono state sequestrate 159 macchine e 369 schede elettroniche, la metà di queste sono risultate alterate per ridurre le probabilità di vincita. Cassa continua dell’organizzazione, era l’ufficio all’interno del distributore di carburante. Inoltre, in una botola nella cabina del distributore sono stati trovati e sequestrati 140.000 euro in contanti.
Il gruppo era ben organizzato anche contabilmente, tanto da annotare su un libro mastro i guadagni pari a 1.800.000 euro incassati in circa sei anni. La base operativa era il bar dove si tenevano incontri e riunioni anche per risolvere questioni come il caso di un furto con scasso in un negozio di videoslot: individuati gli autori, si sono fatti restituire il bottino. Poi il pestaggio di un extracomunitario che, avendo conseguito una forte vincita, aveva causato danni all’organizzazione. Ed ancora, l’intercettazione di una conversazione tra La Valle, Alfredo Trovato e Giovanni Aspri, svela che i primi due, per vendicare un torto subito da Aspri, lo esortavano a punire l’umiliazione ricevuta, gambizzando il soggetto.
All’organizzazione si è rivolto anche chi aveva subito il furto di un cane da caccia di valore, restituito in poco tempo con le scuse del ladro.
Sequestrate tre società attive nel settore di noleggio di apparecchiature di gioco e scommesse, 18 immobili, tra cui una villa con piscina nella zona tirrenica, un attico a Messina, una rivendita e un gommone.
“E’ un’operazione che cerca di fare luce sugli interessi economici della criminalità organizzata”, spiega il colonnello Claudio Bolognese, comandante provinciale della Finanza, “e’ un filone aureo quello della gestione illegale degli apparecchi. Per il procuratore Vincenzo Barbaro “c’e’ stato solo uno spunto investigativo da altre indagini e dai pentiti poi sviluppato dal Gico”.
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Visto che i tenutari degli apparecchi erano al corrente della truffa perpetrata nei confronti dei poveracci che giocavano, sono essi stessi correi e vanno arrestati come gli altri. La GdF vada nelle sale da gioco e verifichi come questi gestori siano diventati ricchi in poco tempo comprandosi case e macchine costose.