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No alla vendita delle case popolari. Messinesi in strada “per non finire in strada”

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case popolariAnche Messina si sveglia e si ribella alla “ingiustizie legali”. Sulla scorta del decreto del governo Renzi, che prevede, se approvato,l’attuazione del piano casa dello scorso marzo: vendita delle case popolari all’asta, al fine di evitare aggravi economici ai Comuni, tenuti alla loro manutenzione. E’ troppo per un popolo già vessato, messo in ginocchio da una crisi devastante.
E così, se proteste sono in tutta Italia, protesta è anche a Messina.
L’Asia, associazione inquilini abitanti, e l’Usb, unione sindacale di base, si sono uniti per dare il via ad una petizione, a varie assemble popolari in diversi quartieri e, soprattutto alla manifestazione di giovedì prossimo, 19 dicembre, a Palazzo Zanca.
Cosa accadrebbe se il decreto passasse? Le case popolari verrebbero vendute a prezzi di mercato. Chi le abita avrebbe 45 giorni di tempo per dirsi disponibile o meno all’acquisto. SE no, sarà trasferito in alloggi vicini ( ma solo se in regola con l’affitto). SE non lo è, viene sbattuto in strada. Tutto questo, ovvio, idealmente rappresenterebbe un buon ritorno per le casse comunali, ma solo idealmente. In pratica, infatti, il vero rischio è che finiscano in strada interi nuclei familiari solo perchè il Comune faccia cassa, e che le abitazioni svuotate rimangano, comunque, invendute, visto che il mercato immobiliare ovunque, ma a Messina in particolare, è fermo, e che i pochi in possesso di un gruzzoletto utile all’acquisto di una casa, di certo non lo investono in una disastrata. L’edilizia popolare messinese, si sa, non brilla in manutenzione.
A impedire il “saccheggio” potrebbero mettersi, insieme, Regioni e Comuni, oltre che l’impegno di associazioni varie.
E’ di questa mattina la nota di Cambiamo Messina dal basso, che – si legge – “aderisce alle assemblee e manifestazioni in difesa del diritto alla casa, contro la proposta di decreto avanzata dal ministro delle Infrastrutture Lupi, che prevede la dismissione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, cioè alloggi Iacp e comunali.
Mettere all’asta uno dei beni indispensabili a una vita dignitosa- scrivono – non è una soluzione estrema alle voragini dei bilanci, ma una scelta criminosa del governo attuale, uno schiaffo alla miseria in cui sono piombati progressivamente gli italiani, con un susseguirsi di provvedimenti che hanno precarizzato il lavoro e distrutto l’impresa. Chiedere a coloro che sono stati già vittime di misure scriteriate, fra tagli e tasse esponenzialmente aumentate, di abbandonare l’unico bene concessogli, è un atto gravissimo politicamente e umanamente, che avvalora l’idea di uno stato troppe volte assente nel provvedere ai bisogni sociali e invece solerte nel riscuotere anche ciò che non gli spetta. La proposta del ministro Lupi ci conferma l’incondivisibile volontà del governo Renzi già profilatasi in questi mesi di far scontare la crisi e tutte le sue conseguenze alle fasce più deboli, agli enti locali, ai comuni.
A tutto questo ci opponiamo con forza- conclude CMdb- dopo una proficua interlocuzione con l’Unione Inquilini, la decisione di condurre insieme questa importantissima battaglia è giunta unanime e spontanea.
Per questo sosterremo in consiglio comunale le iniziative che si muoveranno in tal senso, parteciperemo e organizzeremo assieme ai cittadini le assemblee popolari sul tema e ci troverete con i banchetti per la raccolta firme con cui chiediamo il ritiro della proposta di decreto e che Regioni e Comuni non diano il consenso alla sua approvazione.”

I primi appuntamenti saranno il banchetto a Piazza Del Popolo dalle 09:00 del mattino di domenica 14 dicembre e l’assemblea popolare che si terrà in via Chiesa Vecchia (ex Posta Camaro Superiore) c/o associazione “Cameris” di lunedì 15 alle 17:30. “

 

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